La Corte d’assise di Arezzo ha emesso la sentenza di condanna all’ergastolo per Jawad Hicham, 38 anni, cittadino marocchino, reo di aver compiuto un duplice omicidio a coltellate nella notte tra il 12 e il 13 aprile. Le vittime sono la moglie Sara Ruschi, 35 anni, e la suocera Brunetta Ridolfi, 76, intervenuta nel tentativo di difendere la figlia.

Jawad Hicham, che uccise due donne a coltellate, condannato all’ergastolo

Il tragico episodio si è consumato nell’appartamento di via San Lorentino, dove la coppia risiedeva con i due figli di 16 e 2 anni. Il figlio maggiore è stato il primo a dare l’allarme, segnalando la furia omicida del padre. Il procuratore aveva richiesto la pena dell’ergastolo, ritenendo il gesto del marito inqualificabile.

La dinamica dell’omicidio ha rivelato che la furia omicida di Hicham è scaturita da una serie di messaggi scambiati per telefono con la moglie, che si trovava in un’altra stanza della casa. La donna ha subito circa venti coltellate, mentre la madre, intervenuta per difenderla, è stata colpita tre volte.

Respinta l’istanza di malattia mentale

Dopo l’aggressione, Hicham è uscito dall’abitazione in uno stato di shock, urlando “le ho ammazzate, le ho ammazzate“. Un particolare sconcertante è emerso riguardo alla relazione tumultuosa della coppia: un mese prima dell’omicidio, Sara Ruschi aveva cacciato il marito di casa, ma lo aveva poi riaccettato poco prima della tragedia.

La difesa di Hicham aveva sollevato la richiesta di una perizia psichiatrica, tuttavia, la Corte d’Assise ha respinto tale istanza. Durante l’arringa finale, l’avvocato difensore aveva cercato di ottenere l’eliminazione dell’aggravante del legame parentale e la possibilità di accedere al rito abbreviato, ma senza successo.