Il patrimonio artistico italiano è al centro di una controversia, poiché il museo tedesco Staatliche Antikensammlungen und Glyptothek di Monaco di Baviera ha avanzato una richiesta per riavere il Discobolo Lancellotti, una copia romana in marmo del II secolo d.C., custodita nel Palazzo Massimo del Museo Nazionale Romano.

Il museo tedesco: “Il Discobolo è nostro, Hitler lo acquistò legalmente”

Il ministro della Cultura italiano, Gennaro Sangiuliano, ha respinto categoricamente la richiesta affermando che “devono passare sul mio cadavere“, sottolineando l’importanza di preservare l’opera in Italia come patrimonio nazionale. Sangiuliano ha dichiarato: “L’opera deve assolutamente restare in Italia perché è patrimonio della Nazione.”

La storia travagliata della statua aggiunge un elemento politico al dibattito. La statua fu venduta alla Germania nazista nel 1938 per volontà del principe romano Lancellotti e sotto l’influenza di Benito Mussolini. Nonostante le obiezioni del ministro dell’Educazione nazionale Giuseppe Bottai, la statua fu acquisita da Hitler, che la donò alla Glyptothek di Monaco di Baviera durante la sua visita a Roma nel maggio 1938. Tuttavia, dopo dieci anni, il Discobolo fece ritorno in Italia, incluso nella lista delle opere sequestrate dai nazisti da restituire.

Rifiutata la richiesta della base settecentesca

La recente richiesta di restituzione è scaturita da una lettera inviata dal direttore del Museo Nazionale Romano, Stéphan Verger, a Florian S. Knauß, direttore della Gliptoteca di Monaco. Verger ha chiesto il ritorno della base marmorea settecentesca del Discobolo. Tuttavia, Knauß ha respinto la richiesta, affermando: “Non sono nella condizione di abbandonare la nostra rivendicazione legale di una restituzione del Discobolo al nostro museo.”

Knauß ha difeso la legalità dell’acquisto della statua da parte della Germania nazista, sostenendo che

La scultura venne legalmente acquistata dallo Stato Tedesco dopo essere stata offerta al Metropolitan Museum di New York. Il rimpatrio in Italia ha violato la legge, secondo l’opinione legale dello stato bavarese e del nostro museo.