La passione per la musica e la vita nello sport. Luigi Gazya ha iniziato la sua avventura calcistica nel Lecce di Fascetti, per poi trasferirsi a Roma. Tre stagioni con la maglia giallorossa, dal 1991 al 1994 e 77 presenze con ufficiali. Poi il passaggio alla Cremonese, la parentesi nel Bari, il Torino prima di chiudere la carriera a Taranto, dopo un anno a Grosseto. Il sogno realizzato di giocare allo stadio Olimpico, quella è stata forse la parte più importante della sua carriera. A Roma ci ha lasciato il cuore, ha accettato praticamente senza trattare. Per commentare le parole di Mourinho dopo la sfida con il Servette, la qualificazione in Europa League e il prossimo impegno, Sassuolo-Roma, Garzya è intervenuto in esclusiva a Tag24.

Sassuolo-Roma, Garzya a Tag24

Settimana dolce amara per la Roma di Josè Mourinho. Il pareggio contro il Servette vale il passaggio del girone di Europa League, ma lo special one è tutt’altro che soddisfatto della prestazione dei suoi. Ha dato spazio e fiducia a chi ha giocato meno finora, e non è stato ripagato come si aspettava. Lo ha detto direttamente, come suo solito, senza giri di parole e adesso spera di poter avere una risposta diversa sul campo. Ora però bisogna pensare al prossimo impegno, perché anche in campionato non c’è tempo da perdere. Domani i giallorossi saranno impegnati col Sassuolo e vanno alla ricerca di quella continuità che in Serie A è ancora sconosciuta. Questo è l’unico modo per restare in corsa Champions. Per commentare la settimana giallorossa e Sassuolo-Roma, Garzya, ex difensore che con i capitolini ha vissuto tre stagioni, è intervenuto in esclusiva a Tag24.

Contro il Servette la Roma non ha fatto una buona figura ma ha conquistato la qualificazione. Mourinho ci è andato giù pesante con le dichiarazioni post partita, cosa ne pensi?

Se non succedesse qualcosa del genere mi stupirei, forse sarebbe quella la novità. Ormai lo conosciamo tutti e quello è un modo come un altro per spronare questi ragazzi, le sta provando tutte. Ho fatto questo mestiere e so come si vive all’interno dello spogliatoio. Lui è uno scaltro, furbo e non dice mai le cose a vanvera. Se lo ha fatto è perché lo doveva fare e aveva sicuramente i suoi motivi. Se qualcuno per questo dovesse mollarlo sarebbe sbagliato. Questi calciatori sono dei dipendenti e devono pensare sempre a fare il massimo, senza concentrarsi sulle dichiarazioni del mister. La cosa importante è che non la prendano come un alibi. La comunicazione è importante all’interno di un club e lui la gestisce in questo modo. La squadra deve solo pensare a fare il suo dovere”.

Resta il fatto che la Roma gioca male, colpa della poca qualità della rosa o c’è anche responsabilità di Mourinho?

Non è questione di qualità, perché ci sono squadre provinciali o squadre di Serie C o B, ma anche nella massima Serie, che hanno poca qualità ma comunque giocano bene. Non è questione di tecnica. È chiaro che nessuno può fare il gioco che faceva il Barcellona perché servono determinate caratteristiche per interpretare il calcio in quel modo. La giocata è determinante, ma quello è il valore del singolo. Ci sono squadre tecnicamente inferiori alla Roma che giocano meglio. I giallorossi non saranno da scudetto, ma sono bravi. La maggior parte sono Nazionali. La responsabilità è anche di Mourinho. Se una squadra gioca male evidentemente dipende anche dall’allenatore e c’è qualcosa che non va. I giocatori possono anche essere scarsi, ma se c’è un’idea di gioco la mettono in campo. Gasperini, ad esempio, gioca in un determinato modo, a prescindere da chi manda in campo”.

Domani in campionato la Roma affronterà il Sassuolo, quali insidie nasconde questo match?

“La Roma è strana, quello che gli è sempre mancata è la continuità. Può fare la partita incredibile in cui disintegra l’avversario e poi magari, alla partita dopo, non scende in campo. Devono stare attenti perché il Sassuolo, al di là della classifica, è una buona squadra. Lì davanti sono forti e possono fare paura. È chiaro che se la Roma gioca come sa, non c’è partita. Se Dybala e Lukaku stanno bene fanno la differenza”.

A tre punti dal quarto posto, questa squadra è da Champions?

“E’ lo stesso discorso che possiamo traslare sulla Juventus. Mi domando, è da scudetto? È troppo presto per fare una valutazione complessiva. Adesso sei lì e anche giocando male hai bisogno di vincere e fare punti. La cosa importante è non staccarsi più di tanto. Per la Champions non c’è solo la Roma, io ci inserisco anche l’Atalanta, la Fiorentina e pure la Lazio, anche se sta vivendo un momento di difficoltà. Siamo quasi arrivati a gennaio e lì si potranno fare tutte le valutazioni del caso ed eventualmente intervenire anche sul mercato. Juventus, Napoli e Inter sono già certe. Tre posti sono presi e ne manca uno, quindi è difficile ma non impossibile”.

Si è iniziato a parlare del possibile rinnovo di Mourinho. È l’uomo giusto con cui programmare il futuro oppure hai la sensazione che la sua esperienza a Roma stia per terminare?

“Dipende da quali sono i programmi della società. Lui vuole vincere, fare bella figura in Coppa, partecipare alla Champions e puntare al titolo in Serie A. Non penso che gli manchino le pretendenti. Se la Roma arriva in Champions, Mourinho resta, altrimenti non farà altre annate simili”.

La Roma è Dybala-Lukaku dipendente?

“Sarei un bugiardo a dire di no, grosse alternative non ce ne sono. Loro due alzano il tasso di qualità della squadra, fanno la differenza. Lukaku e Dybala sono campioni, hanno vinto scudetti e giocato in grosse squadre. Sono stati presi proprio per questo, per fare la differenza ed è normale che la Roma dipenda da loro”.