“Quel disegno sulla nostra bandiera somiglia proprio a un girasole. Cambiamolo”. È andata pressappoco così: dopo 31 anni, il Kirghizistan si è accorto di dover cambiare quel simbolo. Il girasole è come la banderuola dalle nostre parti, metafora di chi si dirige dove “soffia il vento” (in questo caso dove spunta il sole), per convenienza o mero servilismo. Fatto sta che il Parlamento kirghiso ha deciso di cambiare la propria bandiera. Anzi, no. Meglio: correggerla.
Il Kirghizistan ha deciso di correggere la sua bandiera, e non è solo per orgoglio
Dopo avervi raccontato la migrazione in Sardegna e la battaglia contro TikTok, oggi vi parliamo di una storica decisione che è stata presa mercoledì scorso, su proposta del presidente Sadyr Japarov. Primo ministro nel 2020, presidente ad interim sempre nel 2020, effettivo dal 2021, Japarov ha accompagnato e poi guidato i mugugni di tanti suoi connazionali che proprio non ci stanno a farsi prendere in giro per quel segno.
Quella bandiera rossa con un sole stilizzato (troppo?) giallo al centro, che dovrebbe rappresentare anche una tenda yurta, è però vessillo della nazione dal 1992, ossia dall’indipendenza ottenuta dall’Unione Sovietica. E quaranta sono i raggi di quel sole, che in molti hanno cominciato a guardar male, arrivando alla conclusione che sembrassero più petali di un girasole.
Il presidente Japarov: “Il girasole è uno dei motivi per cui non riusciamo a rialzarci”
Troppo orgogliosi i kirghisi? Forse no, se si considera che circa un milione, dei sette che compongono la popolazione del Paese, lavora all’estero ed è logicamente legato alle proprie radici, ma non solo dal punto di vista affettivo.
La spiega meglio Japarov, che va anche oltre.
Nella nostra società – sono le sue parole riportate dalla Reuters – è diffusa l’opinione che la nostra bandiera somigli a un girasole, e questo è uno dei motivi per cui il Paese non riesce ad alzarsi dalle proprie ginocchia.
Come cambierà allora la bandiera kirghisa? Basterà – dicono – cambiare i raggi di quel sole.