Al termine delle indagini riguardanti l’omicidio di Thomas Bricca, consumatosi ad Alatri la sera del 30 gennaio scorso, la Procura di Frosinone ha chiesto e ottenuto nei confronti dei due indiziati, Roberto e Mattia Toson, il giudizio immediato.

I legali che li difendono, gli avvocati Angelo Testa e Umberto Pappadia, hanno risposto chiedendo di poter accedere al rito abbreviato previa derubricazione del capo di imputazione da omicidio volontario ad omicidio preterintenzionale o tramite la caduta delle aggravanti contestate: quella dei futili motivi e quella della premeditazione, che comportano l’ergastolo.

Una richiesta giudicata dal legale che assiste il papà della vittima, l’avvocato Marilena Colagiacomo, non ammissibile.

Omicidio Thomas Bricca, il commento del legale del padre dopo la richiesta di rito abbreviato dei Toson

Sulla questione il gip Fiammetta Palmieri dovrà esprimersi il prossimo 11 gennaio. Un mese dopo, il 2 febbraio, prenderà il via il processo, che si preannuncia già movimentato. Fin dall’inizio i Toson si professano innocenti, dichiarandosi estranei ai fatti che portarono alla morte del 19enne di Alatri.

Secondo l’accusa, c’erano loro, invece, in sella allo scooter dal quale partirono i colpi rivolti al ragazzo, rivelatisi mortali. Roberto, il padre, era alla guida del mezzo; Mattia, il figlio, gli sedeva dietro: sarebbe stato lui a sparare, dopo aver mirato al giubbino bianco del giovane, che pensava appartenere ad Omar, il 20enne di origini marocchine con cui la sua famiglia aveva avuto degli screzi per motivi di spaccio.

Un’azione pianificata nel dettaglio, che ora i legali dei due stanno tentando di far passare per preterintenzionale. L’obiettivo è fare in modo che abbiano accesso all’abbreviato, che darebbe loro diritto a uno sconto di un terzo della pena. Secondo l’avvocato Colagiacomo non ce ne sarebbero i presupposti.

“Gli atti d’indagine su cui si dovrà basare il giudice ci dicono che la morte del povero Thomas è stata causata da un colpo di pistola alla testa, che ha percorso una traiettoria pulita, ossia senza subire deviazioni e che la persona che lo ha esploso ha assunto anche la posizione di tiro mirato”, ha spiegato in una nota inviata a Tag24.

Omicidio volontario o preterintenzionale?

L’omicidio preterintenzionale viene riconosciuto a coloro i quali si macchino della morte di una persona senza avere la volontà di ucciderla, ma solo di percuoterla o provocarle lesioni. In pratica si distingue dall’omicidio volontario per la mancata intenzionalità di chi agisce.

Nel caso di Thomas però l’intenzione di fare del male c’era: perché, altrimenti, usare un’arma da fuoco, che “per sua natura è praticamente incompatibile con l’ipotesi di percosse”? La difesa potrebbe tentare di dimostrare “che colui che ha sparato in realtà avesse solo intenzione di ferire o spaventare il gruppo di ragazzi”.

Si tratterebbe, però, di “una tesi che mal si concilia con la dinamica che ho descritto”, quella di una persona che, una volta scesa dallo scooter, prende la mira e spara sotto gli occhi di diversi testimoni. Inoltre, “Thomas è stato attinto alla testa mentre si trovava in posizione eretta, non risulta che si sia chinato improvvisamente e che quindi abbia magari impattato ‘accidentalmente’ con il proiettile, sparato all’altezza delle gambe”.

Ne consegue che il colpo è stato esploso in modo tutt’altro che affrettato e casuale. “Analogo discorso vale per il conducente dello scooter, il quale ha condotto l’altro sul luogo del delitto, si è avvicinato il più possibile all’obiettivo e l’ha lasciato scendere affinchè esplodesse il colpo di arma da fuoco, ben indirizzandolo verso il bersaglio”.

La questione della premeditazione

Non è tutto. “L’azione in sé denota un’organizzazione abbastanza articolata, perché gli autori si sono premuniti dello scooter, hanno studiato le abitudini del gruppo e gli orari più adatti a condurre l’azione, si sono procurati l’arma da fuoco, hanno coperto la targa e hanno indossato caschi integrali e hanno elaborato il percorso di arrivo e di fuga“.

Elementi che secondo l’avvocato lascerebbero poco spazio ai dubbi sulla premeditazione del delitto, che però gli avvocati difensori di Roberto e Mattia Toson mettono in dubbio. “La giurisprudenza di legittimità riconosce pacificamente la compatibilità della premeditazione anche quando l’omicidio è stato cagionato dalla forma del dolo eventuale”, ha spiegato.

“Per questo ritengo di poter sostenere che gli imputati avessero la piena e premeditata intenzione di raggiungere il gruppo di amici e sparare verso di loro un colpo di arma da fuoco, con traiettoria assolutamente letale, che poi ha effettivamente cagionato la morte di Thomas. Si tratta di un omicidio premeditato, che non ammette il rito abbreviato e i relativi sconti di pena”, ha concluso, facendo eco alle parole dello zio di Thomas, che negli scorsi giorni era tornato ad invocare per i due l’ergastolo.