Ventisei presidenti di Corti d’Appello hanno chiesto al ministro della Giustizia Carlo Nordio di fermare la prossima riforma della prescrizione, voluta da Forza Italia con il sostegno di Azione e già calendarizzata in aula alla Camera. I presidenti di Corti d’Appello, nel rivolgersi al ministro, espongono le calcolabili conseguenze di “un’imminente catastrofe, a cui si aggiunge la pericolosa possibilità di perdere la scommessa del Pnrr.

Corti Appello a Nordio: con la riforma della prescrizione rischio paralisi

Le conseguenze di tale riforma, scrivono i ventisei presidenti, andrebbero ad aggravare ulteriormente la “gestione dei ruoli gravosi delle Corti d’Appello, che sono uffici già sofferenti per pesanti e mai risolte carenze di organico del personale amministrativo, uffici notoriamente considerati i colli della bottiglia della sorte dei singoli procedimenti“.

Per questo motivo, è necessario che le eventuali nuove discipline vengano corredate da “esaurienti e coeve disposizioni transitorie“. In caso contrario, il rischio è che si renda “gravosissimo lavoro ingovernabile“, i cui effetti potrebbero risultare significativamente impattanti “in periodo di Pnrr e pertinenti obiettivi da raggiungere“.

Riforma prescrizione: “Necessarie esaurienti e coevi disposizioni transitorie”

La riforma voluta dal ministro Nordio potrebbe comportare numerose modifiche che, a loro volta, imporranno “necessariamente, un’altra rivisitazione di una parte molto consistente della pendenza di ciascun ufficio“. Tale rivisitazione renderà poi necessario l’accesso a decine di migliaia di fascicoli cartacei pendenti che, per essere portato a compimento, richiederà “tanto tempo di magistrati e personale amministrativo che fronteggiano scoperture di organico rilevantissime, sottratto alle udienze i cui tempi inevitabilmente si allungheranno“. Anche le tempistiche dei processi dovranno essere ricalcolate, “manualmente, fascicolo per fascicolo, in rapporto alla legge vigente sulla prescrizione“.

La lettera dei presidenti delle Corti d’Appello, dunque, intende rendere il governo consapevole che alcune criticità della riforma potrebbero determinare “il rischio intensissimo di lavorare più volte a vuoto, e ciò in un contesto di ben note attuali carenze pesantissime, di risorse umane e di sistemi informatici inefficaci“, conducendo, infine, alla paralisi dell’intera attività delle Corti di Appello.