Lo sciopero nazionale del prossimo 5 dicembre 2023 potrebbe causare una giornata di stop per molti professionisti che lavorano nel settore della salute in tutta Italia: medici, infermieri e operatori sanitari potrebbero non prestare servizio per l’intera giornata.
La motivazione che anima la protesta è il malcontento generato nei lavoratori a causa della nuova manovra economica del Governo Meloni. Lo sciopero bloccherebbe il nostro Paese, da Nord a Sud, in modo tale da inviare un forte segnale al mondo politico.
Bartoletti (Fimmg): “Spero che lo sciopero nazionale dei medici rientri. Il Governo deve ripensare alla Manovra”
Tag24 ha parlato dello sciopero previsto per il 5 dicembre 2023 insieme al Professor Pier Luigi Bartoletti, il segretario Provinciale della Fimmg di Roma e vice segretario nazionale vicario, che ha spiegato il suo punto di vista sulla protesta, nell’ottica di quanto accade anche nel settore della medicina di base.
A prescindere dalle appartenenze sindacali, ciò che lega e accumuna i professionisti del settore sanitario nello sciopero è l’esigenza di vedere tutelati i propri diritti.
D: La situazione in cui si trova la sanità pubblica è preoccupante, molti medici sono insoddisfatti delle scelte portate avanti dalla Manovra del Governo. Lei cosa ne pensa dello sciopero del 5 dicembre, da che parte si schiera?
R: Lo sciopero del 5 dicembre non riguarda in concreto noi medici di base perché le motivazioni ad esso legate vertono sui tagli alle pensioni. Noi facciamo parte di un ente previdenziale diverso, che si è allineato per tempo alla legge “Dini”, che aveva disposto che le pensioni non fossero più retributive ma contributive.
Ho sentito che il Governo sta procedendo velocemente nel tentativo di raddrizzare questo tipo di impostazione. Il rischio è che si metta in ombra tutto quello che è stato fato fino ad ora in tema di finanziamento della sanità pubblica.
Da una parte quindi c’è stato lo sforzo di finanziare il settore pubblico, dall’altro con l’ultimo provvedimento del Governo si sta dando un segnale negativo su una categoria di lavoratori che è già in sofferenza sia a livello di vocazioni che di numero di colleghi che vogliono rimanere nel sistema pubblico. E’ un messaggio molto negativo da parte del Governo, ma confidiamo nella revisione del provvedimento.
Le premesse da considerare sono due: in primo luogo togliere i diritti acquisiti in questo Paese non è assolutamente giusto, in seconda battuta l’inadempienza è a carico degli enti previdenziali – i medici non c’entrano niente – perché toccava a questi enti provvedere all’allineamento delle pensioni. Io spero che lo sciopero del 5 dicembre rientri e che il Governo si impegni a modificare il provvedimento.
Sciopero nazionale 5 dicembre 2023: i medici fuggiranno dal settore pubblico in favore del privato?
D: La Manovra del Governo Meloni con tutti i tagli previsti, potrebbe portare ad una fuga dei medici dagli ospedali pubblici verso le strutture private?
R: Stiamo già assistendo ad una fuga di medici: molti scappano dagli ospedali pubblici per venire a lavorare in medicina generale. Ma si tratta di un salto dalla padella nella brace: abbiamo impostazioni diverse, sia a livello lavorativo che psicologico.
Tanti scelgono una vita diversa, una situazione migliore, più che uno stipendio maggiorato. Posto questo, uno spunto su cui riflettere secondo me è il fatto che non si può arrivare allo stato emergenziale che affligge oggi il nostro sistema pubblico, anche se è da sempre stato un po’ asfittico.
Lo dico perché faccio il medico da trent’anni. Fare il medico oggi più che mai è diventato un lavoro stressante, ha un grande impatto a livello psicologico sulle persone. C’è carenza di servizi, il sistema è troppo frammentato: così le persone si rivolgono per qualsiasi necessità ai medici generali. E’ diventata una professione molto complicata. Siamo un servizio abusato dal punto di vista professionale secondo tanti miei colleghi.
D: Lo stato in cui si trova il settore dei medici disincentiva i giovani ad iscriversi all’università nonostante la vocazione?
R: Certo, in facoltà ti preparano a fare il medico. Si sta sui libri e si studia per essere un dottore. Se poi invece ai medici si inoltrano altre mille richieste e si chiede loro di occuparsi di qualsiasi altra attività che con la medicina non ha niente a che vedere, è normale che poi si arrivi allo stato attuale in cui ci troviamo oggi.
Nascondere i problemi è inutile, vanno affrontati. Bisogna semplificare il servizio sanitario, rendendolo più accessibile ai cittadini nel quotidiano. Se fossimo messi nelle condizioni di lavorare meglio, faremmo molto di più.
Sullo sciopero del 5 dicembre 2023 Tag24 ha intervistato anche il Professore e Ricercatore Matteo Bassetti, Direttore della Clinica Malattie Infettive dell’Ospedale Policlinico di San Martino, Genova.