La presenza di Filippo Turetta nel carcere di Verona sta creando non pochi malumori ai detenuti già ospiti dell’Istituto.

A rendere nota questa tensione è Sbarre di Zucchero, l’associazione veronese che si batte per i diritti dei detenuti – e delle detenute in particolare – la quale ha raccolto diverse testimonianze dei familiari dei reclusi.

Da quanto trapela, i detenuti di Verona stanno lamentando non solo un trattamento di favore riservato a Turetta, ma anche i disagi provocati dalla pressione determinata dai giornalisti all’esterno del carcere.

La redazione di TAG24 ha approfondito questa denuncia contattando la presidente di Sbarre di Zucchero, Monica Bizaj, che ha risposto alle nostre domande in questa intervista esclusiva.

Filippo Turetta in carcere, cresce il malumore fra i detenuti di Verona. Il racconto di Monica Bizaj, presidente di Sbarre di Zucchero

Monica Bizaj, Sbarre di Zucchero ha denunciato come i familiari dei detenuti del carcere di Verona abbiano riportato diverse lamentele per una sorta di trattamento di favore per Filippo Turetta. Ci può spiegare meglio?

«Per comprendere le lamentele dei detenuti dobbiamo innanzitutto partire da un presupposto fondamentale: ogni carcere soffre una gravissima carenza di personale di Polizia penitenziaria.

Se i pochi agenti che ci sono, anziché per occuparsi dei detenuti sono impiegati come fossero vigili urbani perché fuori dal carcere è pieno di giornalisti, chiaramente la vita dentro si ferma.

I corpi di polizia penitenziaria si occupano infatti di gestire i detenuti, permettendo loro tutti gli spostamenti necessari dentro al carcere. Se sono occupati a gestire le resse fuori, tuttavia, logicamente si creano dei problemi.

Anche gli avvocati che devono recarsi a colloquio con i loro assistiti stanno facendo addirittura fatica a entrare nell’istituto di Verona: una situazione davvero ingestibile».

Bizaj: “In carcere a Verona concessi a Turetta privilegi difficilmente ottenibili da altri detenuti”

Il disagi, dunque, sono determinati solo dalla pressione esterna al carcere?

«Non solo. Il grande errore è stato, a mio giudizio, quello di pubblicizzare la presenza di Turetta nel carcere di Verona. Parliamo di un istituto che vive già grandissimi problemi. Solo nell’ultimo periodo, per fare un esempio, qui si sono verificati diversi drammatici atti di autolesionismo e suicidi.

Proprio per il rischio di suicidio, Filippo Turetta è oggi detenuto in una sezione sperimentale psichiatrica del carcere, dove teoricamente non dovrebbe possedere nessun oggetto. Peccato che, come si è appreso dalla stampa, Turetta abbia già ricevuto dei libri, oltre che il permesso di avere un colloquio con i genitori.

Noi conosciamo benissimo la realtà di persone che in carcere si sono suicidate riempendosi di carta fino a soffocare. Allora perché con questo rischio sono stati consegnati dei libri a Turetta?

Un detenuto in carcere deve fare domanda per fare qualsiasi cosa, anche per respirare a momenti. Vedere il trattamento riservato a Turetta ha quindi logicamente infastidito gli altri detenuti, creando malumori e agitazione.

Gli equilibri in carcere sono, d’altronde, molto precari. Se con l’arrivo di un detenuto “famoso”, che è al centro di un caso mediatico, i detenuti percepiscono un trattamento diverso a quello standard necessariamente si creano frizioni.

Anche perché i malumori investono anche gli agenti che in queste situazioni sono costretti a farsi in quattro, più del normale, per poter gestire il dentro e il fuori. Anche loro sono esseri umani: chiaro che poi può scappare una battuta che aumenta la tensione».

Bizaj: “Nel carcere di Verona dall’arrivo di Turetta c’è forte stress, anche per gli agenti”

A che battuta si riferisce?

«C’è stato riferito da un familiare di un detenuto che un agente che si è lamentato dicendo “adesso dobbiamo occuparci anche del detenuto Vip..”. Si tratta certamente di una battuta infelice, ma ribadisco che in queste situazioni i disagi si creano anche per gli agenti di Polizia penitenziaria».

I detenuti del carcere di Verona sanno per il motivo dell’arresto di Filippo Turetta?

«Credo che la voce si sia ampiamente sparsa, data anche la copertura mediatica del caso tra giornali e telegiornali. Per mia esperienza, tuttavia, posso dire che il problema non è il reato, ma il trattamento riservato.

Se a un detenuto viene negato un colloquio di cui magari ha particolarmente bisogno chiaramente si innervosisce a scoprire che una persona appena entrata lo ha ottenuto in un giorno peraltro non adibito agli incontri».

Libri in carcere a Turetta, Bizaj: “Un detenuto normale non ottiene scorciatoie”

In passato è accaduto che i detenuti si ribellassero all’ingresso di persone macchiatesi di reati troppo gravi. Mi chiedevo se fosse questo il caso e se ci fosse un rischio in questo senso.

«Sappiamo che in carcere vige una sorta di legge morale interna. A essere visti male in particolare sono i detenuti delle sezioni protette, come quelle dedicate ai sex offenders e reati simili. Questo senz’altro, ma in questo caso i malumori nascono esclusivamente dal trattamento concesso a Turetta.

Voglio tornare sulla questione dei libri. Sai quanto tempo ci vuole per avere un libro in carcere, che sia portato da fuori o che sia chiesto in biblioteca? Servono mille domande e mille permessi. Turetta dopo due giorni aveva i libri.

Ecco il problema: perché il detenuto famoso ha ottenuto una scorciatoia?».

Ci può spiegare qual è la realtà di una sezione sperimentale psichiatrica come quella di Verona dove Filippo Turetta è detenuto?

«Si tratta di una sezione di osservazione psichiatrica dove vengono detenute le persone di cui si tema il suicidio o che hanno disagi psichiatrici già accertati. In quella sezione di Verona era detenuto Alejandro Stephan Meran – il ragazzo domenicano che a Trieste ha ucciso due poliziotti in Questura – e oggi anche Benno Neumair che a Bolzano assassinò i sue due genitori.

Sappiamo bene quanto i suicidi in carcere siano molto più frequenti proprio all’inizio del periodo di detenzione, quando la vita si scombussola totalmente, o alla fine, quando si ha paura per quello che verrà dopo il ritorno in libertà.

Se Turetta è stato assegnato a quella sezione, evidentemente c’è un motivo. Mi chiedo però come mai, se è stato valutato un rischio suicidario, gli siano stati concessi dei libri. In questi casi non si lasciano neanche le lenzuola nelle celle.

In ogni caso, il carcere di Verona non aveva bisogno di una simile pressione, dati tutti i problemi grandi che già ci sono».



.