Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, contrariamente ai rumors usciti nella mattinata, ha firmato il disegno di legge approvato dal Parlamento in merito alla carne coltivata. Nello specifico, entra in vigore il divieto di produzione e di vendita per quanto riguarda gli alimenti derivanti da culture cellulari. Lo rende noto lo stesso Quirinale attraverso una nota diramata dall’ufficio stampa.
“Disposizioni in materia di divieto di produzione e di immissione sul mercato di carni coltivate. Il Governo ha trasmesso il provvedimento accompagnandolo con una lettera con cui si è data notizia dell’avvenuta notifica del disegno di legge alla Commissione europea e con l’impegno a conformarsi a eventuali osservazioni che dovessero essere formulate dalla Commissione nell’ambito della procedura di notifica”.
Carne coltivata: Mattarella ha firmato il disegno di legge, ora si attende l’esame europeo
Il presidente ha perciò promulgato il testo, evidenziando però come il governo si sia impegnato ad adattarsi a quelle che saranno le eventuali osservazioni da parte della Commissione europea. L’istituto, infatti, passerà al vaglio la nuova legge, come avviene di consueto, e potrà far presente alcuni punti considerati problematici.
Si precisa che il periodo di sospensione della legge, utile per far sì che la Commissione valuti il provvedimento, è programmato per il prossimo 4 marzo 2024. Nel caso in cui sia necessario, potrà essere previsto uno slittamento di ulteriori tre mesi.
Il testo era stato inviato a Bruxelles prima della discussione parlamentare
L’iter della legge relativa alla carne coltivata è formalmente corretto, ma il procedimento con cui è stata approvata ha sollevato non poche polemiche. Questo perché il contenuto del testo era stato inviato a Bruxelles per la valutazione prima del suo passaggio parlamentare. La votazione ha poi dato il via libera. Ciò ha però di fatto privato di ogni possibile utilità il dibattito parlamentare, dal momento che era già stato tutto spedito in sede europea.
La levata di scudi ha obbligato ad un passo indietro il ministro dell’Agricoltura Lollobrigida. Ha ritirato il provvedimento e lo ha inviato a Bruxelles dopo l’approvazione parlamentare. L’assenso definitivo è arrivato senza alcuna modifica.