Il Prodotto Interno Lordo cessa di essere stazionario in Italia e si mostra in lieve ripresa. Si tratta di una crescita ancora decisamente limitata però: si tratta di un +0,1% rispetto al trimestre precedente. Un aumento che è tale sia su base mensile sia su quella annuale, cioè rispetto al terzo trimestre del 2022.

Alla lieve crescita del Pil contribuiscono positivamente sia i consumi delle famiglie e delle istituzioni sociali private per 0,4 punti percentuali, sia la domanda estera netta per un punto percentuale, mentre la variazione delle scorte fornisce un contributo negativo”.

Leggerissimo rialzo del PIL: +0,1% secondo l’Istat

Altri dati che risultano essere positivi, anche se con valori di poco sopra allo 0, sono gli andamenti delle posizioni lavorative, delle unità di lavoro e delle ore lavorate complessivamente. La crescita è dello 0,1% nel primo gruppo, 0,2% nel secondo e infine dello 0,4% per quanto riguarda il terzo. L’aumento è decisamente maggiore nel caso del reddito pro-capite, con un +1,1%.

Guardando a quanto cambiato rispetto al trimestre precedente, variano anche i dati relativi ad import ed export. Le importazioni sono diminuite di circa il 2%, le esportazioni sono invece aumentate dello 0,6%.

L’Istat precisa inoltre alcuni aspetti riguardo al terzo trimestre del 2023. Nello specifico la presenza di tre giornate lavorative in più rispetto al trimestre precedente. In termini generali, la variazione acquisita del PIL per l’anno in corso è positiva e pari a +0,7%, coincidente con le stime risalenti al 31 ottobre scorso.

Altri dati positivi per l’economia italiana

Nella giornata di ieri è stato diramato il dato relativo all’occupazione dall’Istat, che ha certificato un numero di occupati pari a 23milioni e 649mila, con un aumento di quasi mezzo milione di addetti su base annua. A fine ottobre, invece, era stato certificato un deciso calo dell’inflazione, che ha raggiunto i minimi dal 2021. Dati tutto sommato incoraggianti, che però non devono far perdere di vista alcuni problemi cronici, tra cui la disoccupazione giovanile, tra le più alte d’Europa.