Stefano Ciafani, presidente di Legambiente, ha rilasciato un’intervista esclusiva a TAG24 andando a toccare molte tematiche, dalla transizione ecologica fino alle polemiche per il Ponte sullo stretto ed il nucleare, entrambi con Matteo Salvini come primo sponsor.
Ciafani intervista video su transizione ecologica e Ponte dello Stretto
D. Presidente, come mai chiamato questo Congresso nazionale di Legambiente l’Italia in cantiere?
R. Abbiamo voluto in qualche modo esorcizzare una parola che nel mondo ambientalista ha sempre destato preoccupazioni, i cantieri. Abbiamo sempre pensato che la riconversione ecologica dell’economia, di cui Legambiente parlava già negli anni 80, non poteva che passare attraverso i cantieri giusti. I cantieri della rivoluzione energetica, i cantieri dell’economia circolare, i cantieri della mobilità sostenibile, i cantieri dell’agrocologia o quella della innovazione industriale. E della bonifica dei siti inquinati dall’inquinamento della del passato.
La tre giorni congressuale parlerà molto dei cantieri che dobbiamo fermare nei prossimi quattro anni. Penso al ponte sullo Stretto di Messina, penso a quello sulle nuove infrastrutture per il gas, ma parleremo anche di tutti quei cantieri che potranno far andare avanti il paese per non farlo tornare indietro. Penso al tema energetico o a quello delle infrastrutture per per i trasporti, come nel caso del ponte sullo Stretto di Messina.
D. Lei ha citato l’opera principe del ministro delle Infrastrutture, che si aspetta l’inizio dei lavori entro un anno. Qual è il rapporto che state avendo con l’Esecutivo e cosa manca nella legge finanziaria proprio per il tema dell’ambiente?
R. “Con il governo Meloni interloquiamo come abbiamo interloquito con tutti gli altri, con alcuni ministri il dialogo è più semplice mentre con gli altri fa più fatica. È un’interlocuzione che ci porta con la base delle nostre idee a parlare con chi ha un’idea di Paese che noi, a volte, non condividiamo. Questo è evidente su alcuni fronti, penso alle politiche legalitarie o al tema dei diritti civili, ma soprattutto la cosa che ci divide molto è la velocità con cui deve avvenire la transizione ecologica. Noi vogliamo che sia velocissima, fatta bene, in modo da non lasciare indietro nessuno, ma deve avvenire rapidamente. Questo governo sta mettendo in campo una politica per rallentare la transizione ecologica e questo garantisce solo l’allungamento nel tempo dei profitti di quelle imprese che hanno in qualche modo portato il pianeta nelle condizioni che abbiamo tutti sotto gli occhi”.
D. È in corso la Cop 28, in un paese che basa la sua economia sui petroldollari, quindi sembra quasi un eufemismo che si parli di rivoluzione ambientale. Stamattina poco fa, il segreto dell’ONU ha detto: “Il mondo è in bilico”. Cosa bisogna fare per cambiare questo equilibrio precario? Tra i grandi della terra a Dubai c’è anche Giorgia Meloni
R. “I paesi dell’Onu alla Cop 28 devono fare ciò che non è stato fatto dal 2015 ad oggi, nonostante sia stato siglato l’importante accordo sul clima a Parigi. L’aumento della temperatura media terrestre sotto al grado e mezzo rispetto all’era preindustriale indica come i Paesi non devono seguire le politiche delle industrie fossili. Paesi con economie emergenti devono essere aiutati per passare dall’era del carbone al all’era delle rinnovabili, senza passare per il gas. I Paesi in via di sviluppo devono essere aiutati a mettere in campo quell’innovazione per il superamento della povertà delle infrastrutture, facendoli entrare direttamente nell’era dell’innovazione delle rinnovabili. Questa è una sfida importante, è una sfida che contrasta molto gli interessi delle imprese delle fossili. Questa è una sfida epocale perché nelle prossime generazioni ci saranno ancora più problemi dei nostri ed in maniera più accelerata. Noi non ci possiamo permettere questo disastro per gli interessi di parte di una economia mondiale come i fossili, e la politica mondiale deve avere il coraggio che non ha dimostrato fino ad oggi”.
Ciafani sul nucleare: “È morto nel mondo, le rinnovabili costano molto meno”
D. Si parla tanto di energia nucleare, Salvini ha parlato di 2032 per le nuove centrali in Italia. Qual è la vostra posizione e se sono anche questi cantieri da fermare?
R. “Il nucleare è morto nel mondo, lo dicono i dati dell’Agenzia internazionale per l’energia, non una fonte proprio ambientalista. Il nucleare è una frontiera in declino negli scenari al 2030, 40 e 50. Aumenteranno le centrali che vengono dismesse e staranno molto meno numerose rispetto alle centrali che verranno attivate. Il nucleare è morto perché, oltre ad avere i problemi di sicurezza con la produzione di scorie, è una tecnologia costosissima, oggi le rinnovabili costano molto meno, sono più sicure, ci liberano dalle dipendenze degli altri paesi. Quella sul nucleare è una discussione veramente inutile, surreale, ma su cui noi ovviamente daremo il nostro contributo conoscitivo. Dobbiamo evitare di dover fare un terzo referendum, ne abbiamo vinti due e siamo sicuri su ciò che pensano i cittadini”.