Carlo Calenda all’attacco del governo sul tema della giustizia. Il leader di Azione ha criticato lo stallo dell’esecutivo sulla riforma, più volte annunciata, denunciando un malcostume che va avanti da decenni nella politica nazionale.

Giustizia, Calenda: “Trent’anni di polemiche ma nessuna riforma”

Un Carlo Calenda un po’ battagliero un po’, e forse anche di più, avvilito dallo scenario della politica nazionale in tema di riforme.

In particolare, parlando ai cronisti, tra cui l’inviato di TAG24 Lorenzo Brancati, Calenda sfoga tutto il suo malcontento – o cede al Lato Oscuro, per citare la saga di Guerre Stellari, di cui è da sempre un fan appassionato – per riforme sempre disattese, a fronte di polemiche sterili sulla giustizia.

“Sono trent’anni che vediamo fare polemiche sulla giustizia senza fare riforme. Ma stessero zitti e facessero le riforme. Le voteremmo anche noi”.

Il riferimento è alle recenti questioni che coinvolgono il ministro della Difesa Guido Crosetto, per le sue frasi sull'”opposizione giudiziaria contro il governo, e il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, rinviato a giudizio con l’accusa di rivelazione di segreto d’ufficio.

Calenda non nasconde la propria insofferenza verso quello che definisce “l’eterno ritorno dell’uguale che porta all’immobilismo e all’impossibilità di cambiare realmente le cose.

Ogni volta che c’è un problema giudiziario, tornano a fare polemica. Quando accusano Delmastro, allora parlano di fare la separazione delle carriere. Poi magari Delmastro viene assolto, e allora la separazione delle carriere viene messa da parte. Trent’anni dello stesso film”.

Un film, come lo chiama il leader di Azione, sul quale non caleranno i titoli di coda nemmeno stavolta. Perché dopo l’ennesimo invito alla maggioranza a fare le riforme, Calenda aggiunge un malinconico “tanto non lo faranno.

Calenda contro Elly Schlein: “Non esiste tassa Meloni sulle bollette, basta balle e populismo”

Calenda interviene anche sulla fine del mercato tutelato, provando a fare un po’ di chiarezza in mezzo, ancora, al mare di polemiche e attacchi incrociati che si sono susseguiti negli ultimi giorni.

“È un paradosso, perché Lega e opposizione, me compreso, siamo quelli che hanno votato nel governo Draghi la fine del mercato tutelato, mentre la Meloni ha votato contro. Quindi la responsabilità è nostra, non della Meloni, e se lei tornasse indietro ci chiederebbero indietro la terza rata del Pnrr”.

Per il leader di Azione la strada da intraprendere dovrebbe essere quella di proseguire con la liberalizzazione del mercato, spiegando a Bruxelles di voler modificare la metodologia scelta per la transizione, lasciando margine di scelta al consumatore.

Sull’argomento, Calenda non risparmia un attacco a Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, accusandola di “populismo.

“Non serve a nulla parlare di ‘tassa Meloni’ perché, invece, è la ‘tassa Pd’, se vogliamo. Quindi smettiamo di dire balle, perché con le balle e il populismo della Schlein non si fa un’alternativa di governo. Questo gioco delle parti deve finire, perché un Paese non può essere governato in questo modo”.