Recentemente, il governo italiano ha introdotto significative modifiche normative per regolamentare il settore degli affitti brevi. Queste sono state implementate tramite l’emendamento del 28 novembre al DL n 145/2023, collegato alla Legge di Bilancio 2024. Le modifiche riguardano principalmente la sicurezza degli immobili e l’introduzione del Codice Identificativo Nazionale (CIN) per le locazioni turistiche, brevi e per le attività turistico ricettive. Andiamo a vedere cos’è il CIN, qual è la procedura per richiederlo e quali sono le sanzioni previste per chi viola la normativa vigente.

Affitti brevi: l’introduzione del Codice Identificativo Nazionale (CIN) e gli obblighi di sicurezza

L’innovazione principale è l’introduzione del CIN, un codice identificativo assegnato dal Ministero del Turismo. Questo codice sarà obbligatorio per tutti i proprietari che affittano immobili a scopo turistico e dovrà essere indicato negli annunci online ed esposto nelle strutture in affitto. La misura ha una funzione antievasione, volta a regolamentare meglio il mercato degli affitti brevi.

Le sanzioni previste per il mancato rispetto delle nuove normative sono sostanziali. La mancanza del CIN può comportare multe che variano da 800 a 8.000 euro, mentre per la mancata esposizione del CIN le sanzioni variano da 500 a 5.000 euro. Inoltre, le sanzioni possono arrivare fino a 10.000 euro per chi non denuncia l’esercizio di attività imprenditoriale legate agli affitti brevi. Viene anche prevista la rimozione immediata degli annunci irregolari pubblicati.

Le nuove regole richiedono che tutti gli immobili utilizzati per le locazioni turistiche siano dotati di impianti a norma, rilevatori di monossido e gas combustibili, nonché estintori portatili posizionati in punti accessibili e visibili. Le nuove misure includono quindi l’obbligo di installare estintori e rilevatori di fumo in tutti gli immobili destinati a locazioni turistiche. Queste dotazioni sono parte integrante del pacchetto di emendamenti e mirano a garantire maggior sicurezza per gli ospiti e per gli immobili stessi.

La mancata conformità a queste norme di sicurezza può comportare multe che variano da 600 a 6.000 euro.

Affitti brevi: quali sono gli obiettivi del Codice Identificativo Nazionale

Il CIN, assegnato dal Ministero del Turismo, serve principalmente come strumento antievasione e come mezzo per rafforzare la tutela della concorrenza e della trasparenza del mercato. Questo codice deve essere indicato in tutti gli annunci online ed esposto chiaramente nelle strutture in affitto. L’obiettivo è contrastare le forme irregolari di ospitalità e migliorare la raccolta e il coordinamento dei dati a livello statale e regionale.

Differenza tra affitti brevi e locazioni turistiche tradizionali

Mentre le locazioni turistiche tradizionali sono state da tempo soggette a regolamentazioni specifiche, gli affitti brevi, un segmento in rapida espansione, hanno necessitato di nuove normative per garantire sicurezza e conformità fiscali. Il CIN rappresenta uno strumento chiave in questo processo di regolamentazione.

Altre misure previste dal DL n. 145/2023

Oltre alle normative sugli affitti brevi, il DL n 145/2023 introduce altre misure, tra cui esenzioni dall’IVA per prestazioni di chirurgia estetica con finalità terapeutiche e aiuti per gli alluvionati della Toscana. Inoltre, il decreto rafforza la capacità delle amministrazioni coinvolte nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), consentendo l’assunzione di pensionati per incarichi di vertice.

Come ottenere il CIN

Per ottenere il CIN, i locatori o i titolari di strutture turistico-ricettive devono presentare un’istanza telematica al Ministero del Turismo, corredata da una dichiarazione sostitutiva che attesti i dati catastali dell’unità immobiliare o della struttura e confermi la sussistenza dei requisiti di sicurezza.

Affitti brevi: CIN previsto già dal 2019

Il Codice Identificativo Nazionale (CIN) per gli affitti turistici, previsto già nel 2019, mira a combattere l’abusivismo nel business dei bed and breakfast non dichiarati al fisco. La sua implementazione, rallentata dagli avvicendamenti ministeriali, è stata già adottata autonomamente da diverse Regioni.