Volodymyr Zelensky ribadisce ancora una volta che, senza il ritiro totale delle truppe provenienti dalla Russia, il suo Paese non accetterà alcun tipo di accordo.
Vi sarà pace e sicurezza in futuro solo se le truppe russe non saranno sul nostro territorio.
Il leader di Kiev è tornato sull’argomento in un’intervista a diversi media internazionali, auspicando dunque una cessazione totale delle ostilità con Mosca.
Il capo dello Stato ucraino ha anche rivelato la propria preoccupazione che il conflitto nel suo Paese passi in secondo piano. Il quadro internazionale, complice anche la situazione in Medio Oriente, resta purtroppo molto incerto.
Zelensky torna a chiedere il ritiro totale della Russia: no a conflitto “congelato”. Elezioni sospese fino a fine guerra
Zelensky ha poi spiegato che, interrompendo i combattimenti senza un accordo ben preciso, si tratterebbe di un conflitto solo “congelato”. Una soluzione inaccettabile per l’Ucraina, anche perché in questo modo Mosca avrebbe tempo per prepararsi a riprendere le ostilità.
Intanto, sul fronte dei combattimenti, nuovi raid russi hanno colpito la regione del Donetsk, provocando almeno una vittima. Lo ha dichiarato il servizio statale dell’Ucraina per le emergenze. Si contano anche diversi individui feriti.
Il 2023 va verso la conclusione e, con l’arrivo del 2024, si avvicina anche la scadenza del mandato di Volodymyr Zelensky come presidente dell’Ucraina. L’attuale capo dello Stato venne eletto nel 2019 con il 74% delle preferenze. Ma come si farà per le elezioni a Kiev in un simile contesto? I rappresentanti di tutte le fazioni e gruppi della Rada, il Parlamento ucraino, hanno optato per la sospensione del voto.
Le elezioni, sia presidenziali sia parlamentari, non si svolgeranno fino ad almeno sei mesi dopo il termine della guerra. Firmato infatti un memorandum sull’inammissibilità del voto finché sarà in vigore la legge marziale.
Lavrov al vertice Osce: “L’Organizzazione si sta trasformando in un’appendice di Nato e Ue”
Ieri, giovedì 30 novembre, si è aperto il vertice dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce). Tra i presenti più contestati anche il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, la cui partecipazione ha spinto Ucraina, Lituania, Lettonia ed Estonia a disertare l’appuntamento.
L’inviato di Vladimir Putin ha aperto il suo intervento alla riunione dei ministri degli Esteri a Skopje attaccando l’Organizzazione, che a detta di Mosca si trova in “condizioni deplorevoli“.
Ci sono poche ragioni per essere ottimisti. L’Osce, in realtà, si sta trasformando in una appendice di Nato e Ue.
Lavrov ha sottolineato che le prospettive dell’Osce in quanto organizzazione per la sicurezza “non sono chiare”. Tutta colpa, a suo dire, degli Stati della Nato, che avrebbero rovinato con le proprie mani la dimensione politica e militare dell’Osce.
Purtroppo le elite politiche occidentali, che si sono arrogate il diritto di decidere il destino dell’umanità, hanno fatto una scelta miope non a favore dell’Osce, ma a favore della Nato. A favore della filosofia del contenimento. Uno degli elementi chiave di questa politica è stata l’avventata espansione della Nato verso est, iniziata dopo lo scioglimento dell’Organizzazione del Trattato di Varsavia.