Si tiene a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, la 28esima edizione della Conferenza annuale Onu sul clima, nota come Cop28: un’occasione per l’Organizzazione meteorologica mondiale delle Nazioni Unite di lanciare un nuovo allarme sul riscaldamento globale.

Il 2023 sarà l’anno più caldo di sempre.

195 Paesi partecipanti si ritrovano da oggi, giovedì 30 novembre, al prossimo 12 dicembre per redigere i rispettivi passi avanti compiuti sull’ambiente. Il riferimento è, in particolare, agli obiettivi indicati dall’Accordo di Parigi del 2015.

Per l’Italia è presente la premier Giorgia Meloni, accompagnata da una folta delegazione governativa. Ne fanno parte, tra gli altri, l’inviato speciale per il clima Francesco Corvaro, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto e l’ad di Eni Claudio Descalzi.

Allarme Onu in occasione della Cop28 a Dubai, Guterres: “Disastroso aumento della temperatura”

Il parere di scienza, organismi e istituzioni è pressoché unanime: bisogna fare molto di più. Per evitare che la situazione degeneri ulteriormente urge raddoppiare, se non triplicare gli sforzi.

A parlarne anche il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, che qualche giorno fa, in vista della Cop, ha invitato ancora i leader ad “interrompere il ciclo mortale del riscaldamento del Pianeta”.

Senza cambiare rotta, ci stiamo dirigendo verso un disastroso aumento della temperatura di tre gradi centigradi entro la fine del secolo.

Gli eventi meteorologici estremi, verificatisi anche in Italia negli ultimi mesi, sono solo alcune delle conseguenze drammatiche con le quali il globo si ribella alla condotta irresponsabile dell’uomo.

La Cop28, pertanto, deve assumere un ruolo chiave per il futuro della Terra. E questo nonostante le diverse assenze illustri: da Joe Biden a Xi Jinping, fino a Papa Francesco, che proprio oggi ha spiegato perché non ha potuto recarsi a Dubai. A farsi carico del punto di vista di Bergoglio sarà il segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin.

A fare le veci dei presidenti di Usa e Cina, invece, ci saranno gli inviati speciali per il clima John Kerry e Xie Zhenhua: due figure che potrebbero rivelarsi determinanti per l’andamento del vertice. In fin dei conti, Washington e Pechino producono da sole circa il 40% dei gas serra emessi a livello globale.

Lo stesso Kerry è consapevole che, senza l’azione delle due superpotenze, “non si vincerà questa battaglia”. Per questo ha deciso, in sinergia con l’omologo cinese, di lavorare “per il successo” della Cop.

Tra gli argomenti chiave del vertice il fondo “Loss & damage”

Tra gli altri argomenti chiave della Cop anche il fondo “Loss & damage”, istituito a tutela di Paesi poveri ed economie in via di sviluppo. Un tesoretto da 100 miliardi all’anno fino al 2025, che andrà a sostenere realtà meno colpevoli del cambiamento climatico.

La giornata inaugurale di oggi verterà su aspetti organizzativi e procedurali. Ad aprirla il presidente Sultan Ahmed Al Jaber, ministro dell’Industria degli Emirati Arabi Uniti e inviato speciale per il clima.

Il coinvolgimento del sultano ha fatto storcere il naso a molti, visto il suo ruolo di amministratore delegato dell’azienda statale petrolifera degli Emirati. Le stesse polemiche hanno investito lo stesso Paese ospitante, noto produttore di petrolio.