L’opposizione torna all’attacco del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove, rinviato a giudizio con l’accusa di rivelazione di segreto d’ufficio. Dai colleghi di partito e di governo, invece, arriva una difesa a spada tratta dell’operato. E un nuovo attacco alla magistratura politicizzata…

Delmastro rinviato a giudizio, Verini (Pd): “Non ha senso dello Stato o decoro politico, dovrebbe lasciare l’incarico”

Le opposizioni in coro contro Andrea Delmastro, sottosegretario alla Giustizia del governo Meloni. Delmastro ha ricevuto dal Gup di Roma il rinvio a giudizio per aver rivelato al collega di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli il contenuto di alcuni documenti riservati relativi al caso di Alfredo Cospito, l’anarchico a lungo detenuto al 41 bis. Donzelli avrebbe, in seguito, usato quelle informazioni secretate per attaccare le opposizioni, facendone, dunque, un uso politico.

È a partire da questi presupposti che Walter Verini del Partito Democratico, raggiunto dall’inviato di Tag24 Michele Lilla, torna a chiedere le dimissioni del sottosegretario.

“In attesa di giustissime mozioni di sfiducia presentate alla Camera, questo sottosegretario dovrebbe capire che il suo modo di fare è stato privo di senso dello Stato e di decoro politico, e ne dovrebbe prendere atto lasciando l’incarico”.

Dimissioni alle quali, tra l’altro, Delmastro ha già chiarito di non pensare minimamente. Tuttavia, Verini rincara la dose ed estende l’attacco all’intero esecutivo, che ha eretto un vero e proprio ‘muro’ a difesa del sottosegretario, ma solo per difendere se stesso dai suoi fallimenti in tema di giustizia, non ultimo le dichiarazioni del ministro Guido Crosetto contro la magistratura.

L’intervista di Crosetto è molto grave e su di essa sta facendo imbarazzanti marce indietro […] Guai a togliere, oltre all’indipendenza, anche il diritto e dovere dei magistrati di poter essere protagonisti del dibattito pubblico, politico e culturale su riforme, leggi e Costituzione. Quando facciamo le leggi noi ascoltiamo l’Associazione nazionale magistrati (Anm) e altri organi della magistratura, perché possono dare un contributo”.

Infine, Verini non risparmia una ‘stoccata’ sull’annunciata riforma della Giustizia, ricordando le riforme già fatte dal governo Draghi che, a suo dire, andrebbero applicate, anziché farne di nuove.

Magi: “Delmastro non è all’altezza del suo ruolo istituzionale”

Sulla stessa linea di Verini anche il segretario di +Europa Riccardo Magi. Le dimissioni non sono, infatti, dovute al rinvio a giudizio – “Sono un garantista, per me un rinvio a giudizio non è una condanna. La condanna che esprimo è tutta politica” dichiara, infatti, Magi – ma per l’incapacità dimostrata dal sottosegretario nella vicenda.

“In aula utilizzai l’espressione ‘analfabetismo istituzionale’, riferita a Donzelli ma che si estendeva, ovviamente, anche a Delmastro. Le dimissioni di quest’ultimo sono dovute non per il rinvio a giudizio ma perché ha dimostrato totale inadeguatezza, utilizzando dei documenti riservati contro le opposizioni, per un uso politico, quindi non è all’altezza del ruolo istituzionale che riveste”.

Un’accusa di ‘analfabetismo istituzionale’ che Magi estende anche al titolare del dicastero della Giustizia, Carlo Nordio. Il motivo è nel rifiuto del ministero di fornire, a lui e a Angelo Bonelli di Alleanza verdi e sinistra (Avs), la stessa relazione passata a Donzelli da Delmastro.

Fatti che spingono Magi a definirsi scettico in merito alla riforma della giustizia annunciata dall’esecutivo.

“Io non sono molto fiducioso che questa maggioranza sia in grado di produrre una riforma della giustizia garantista. Quello che Nordio ha scritto per anni da editorialista è l’opposto di quello che questo governo ha fatto nel suo primo anno di vita: nuovi reati ogni mese; decreti che aumentano le pene; non c’è la minima attenzione per le carceri che esplodono. Mi pare che questa riforma non si veda”.

Delmastro rinviato a giudizio, Mollicone (FdI) contro il Gup: “Separare le carriere” | VIDEO

Solidarietà a Delmastro continua, invece, ad arrivare dal governo e dai compagni di partito.

Dopo le dichiarazioni di Manlio Messina ecco, dunque, arrivare una nuova difesa d’ufficio da parte di Federico Mollicone. Ma, come si dice, la miglior difesa è l’attacco, e dunque il deputato di FdI si scaglia contro la decisione “irrituale” del Gup di Roma, parlando di “scelta politica“.

“È irrituale che con la richiesta del Pm di ‘non luogo a procedere’, vada invece avanti il procedimento con il rinvio a giudizio. Penso che tutto questo abbia poco a che fare con il fatto specifico ma sia una questione politica. C’è qualcosa che non va”.

Mollicone specifica che il governo non è schierato “contro la magistratura” ma contro parti di essa “che sono politicizzate” e, su questo, invoca la necessità della separazione delle carriere, misura da inserire nella riforma della giustizia.

“È arrivato il momento della separazione delle carriere, perché si possa fare in modo che le garanzie dei cittadini siano tutelate”.