Massimo Pericolo contro la fashion week? Di certo il rapper è recentemente finito nel mirino della stampa per via di alcuni testi considerati troppo misogeni. Dall’omicidio di Giulia Cecchettin in poi, il paese si è risvegliato su questo tema ed ora sta iniziando a capire che la famosa “educazione sentimentale“, di cui si parla molto, passa anche e soprattutto dalle canzoni che i giovani e i super giovani ascoltano tutto il giorno. L’uscita del musicista in questo caso, però, è legata ad un lieto evento e cioè la pubblicazione del nuovo lavoro discografico. Ecco cosa c’entra il noto appuntamento milanese con la sua musica e in quale occasione ne ha parlato.

Massimo Pericolo contro la Fashion Week, le dichiarazioni

Il nuovo album di Massimo Pericolo “Le cose cambiano” è in uscita in queste ore e l”occasione è propizia, come sempre accade in questi casi, per rilasciare interviste. In particolare, in una su Rolling Stone Italia, ha affrontato il tema dell’immagine pubblica dei colleghi. In una canzone inedita, infatti, recita “Massimo Pericolo non è alla fashion week / non è una fashion bitch / non è come gli altri artisti”. L’attacco, quindi, non è tanto all’evento della moda milanese che da anni attira l’attenzione del mondo quanto a chi lo popola. Il Massimo nazionale, in proposito, specifica quanto importanti siano le negazioni per affermare sé stessi e quindi che il sapere di non voler andare alla Fashion Week lo aiuta a capire chi è.

Il peso della provincia

Dietro a questa scelta pesa molto dove vive Massimo Volume. In merito, nel corso della stessa intervista, così affronta questo passaggio:

“Ho messo molti chilometri tra te e Milano in questo disco? A livello narrativo sì, è una cosa voluta ma non ricercata, naturale. Abito in provincia di Varese, una realtà completamente diversa da quella di una grande città e, siccome in pochi la conoscono, ci tenevo a raccontarla.”

Un cambiamento di contesto che, secondo il rapper, si riflette nella sua arte. Di certo sembrano cambiati gli attacchi alle donne che lo hanno messo tra gli artisti più misogini di questo decennio insieme al collega Silent Bob. Versi come “Massimo Pericolo non odia le donne / Massimo Pericolo le adora ste troie” non hanno più ragione di esistere in una società che, per fortuna, sembra intenzionata a trasformare l’omicidio di Giulia Cecchetin in un simbolo da cui ripartire culturalmente. Ora nelle nuove canzoni si affrontano altri temi. Lo spiega lui stesso così:

“Io in passato sessista? Le questioni di cronaca da cui questo dibattito nasce sono segnate da una profonda sofferenza, quella dei protagonisti, delle loro famiglie. E la sofferenza genera mostri, non dipende dai testi rap. I testi rap chi fanno soffrire? Nessuno. Non chiedete a me dove nasca questo male, chiedetelo ai sociologi, agli psicologi.”

E allora, se è vero che “le cose cambiano“, come recita il nuovo album di Massimo Pericolo, saranno previsti nuovi orizzonti artistici per il cantante e per il folto pubblico che lo segue da anni e riempie i palazzetti in cui ci esibisce.