Nell’ottobre del 2023 è stato certificato un ulteriore aumento dell’occupazione. Al momento, in Italia, l’Istat dichiara lavoratori regolari un totale di 23 milioni e 694mila. Rispetto allo stesso mese del 2022, l’aumento è evidente: +455mila permanenti e +66mila autonomi. Diminuisce, invece, il numero di dipendenti a tempo parziale: -64mila unità.

L’Istat certifica il record dell’occupazione: al 61,8%

Spostando invece l’attenzione sulla base mensile, il livello di occupazione sale al 61,8%, un record. Rispetto al mese precedente l’aumento è contenuto, solo 0,1%, che si traduce in una crescita di 27mila unità. Il miglioramento è però più consistente se si fa il paragone con il medesimo periodo nell’anno precedente, +2% (traducibile in circa 458mila unità).

Anche in questo frangente, però, l’aumento non riguarda i dipendenti a termine ma solo i permanenti. In quest’ultimo caso la crescita è pari a +77mila su base mensile e +455mila su base annua. Il calo dei dipendenti a termine risulta invece più contenuto: -20mila per quanto riguarda un discorso mensile mentre -64mila prendendo in esame l’intero anno.

Ancora alta la disoccupazione giovanile

I miglioramenti riguardo l’occupazione non fanno però da traino ad altro, nello specifico il riferimento va alla disoccupazione giovanile. In Italia resta tra le più elevate nel panorama europeo e nell’ultimo mese è aumentata di un ulteriore 1,5%, attestandosi ad un totale di 24,7%. Resta alta anche la disoccupazione complessiva, attestata ad un 7,8%.

Risulta innegabile la necessità di investire in maniera sistematica nella scuola e più in generale nella formazione per far sì che non si venga a creare una sistematica carenza nei settori chiave dell’Italia, dal pubblico al privato.

All’alta disoccupazione giovanile si connette il tema sempre più cruciale in Italia della fuga dei cervelli. Vale a dire dei giovani che studiano e si formano nella penisola ma non riescono a trovare sbocchi lavorativi in seguito, preferendo perciò andare all’estero. Tanti i temi sul piatto, dagli stipendi poco attrattivi ad una sicurezza contrattuale ancora poco garantita nel belpaese. I giovani sono spesso costretti a dover passare attraverso numerosi stage prima di poter avere un contratto vero e proprio.