Henry Kissinger, politico e diplomatico statunitense scomparso il 29 novembre 2023, è stato certamente uno degli ebrei più famosi del mondo. Andiamo a scoprire quali erano le sue origini e i rapporti che ha avuto con Israele durante la sua carriera politica.

Kissinger era ebreo?

Henry Kissinger proveniva da una famiglia di origine ebraico-tedesca che nel 1938 fu costretta a lasciare la Germania a causa delle persecuzioni razziali.

Nato il 27 maggio 1923 a Fürth, in Baviera, Henry Kissinger fu un politologo di spicco, consigliere di diversi presidenti degli Stati Uniti, e già segretario di Stato. Le sue decisioni hanno plasmato il panorama mondiale contemporaneo: dall’apertura alla Cina, al dialogo con l’Unione Sovietica, fino alla conclusione della guerra del Vietnam e all’intervento statunitense in Sudamerica per contrastare l’influenza castrista, persino a scapito di sostenere regimi militari autoritari.

Pur avendo lasciato incarichi pubblici nel 1977, Kissinger è rimasto anche negli anni successivi uno dei pensatori politici più influenti, tanto ascoltato quanto discusso, soprattutto a sinistra. Le sue recenti prese di posizione riguardo alla guerra in Ucraina, dapprima a favore di un compromesso e successivamente sull’inevitabile adesione ucraina alla NATO, hanno alimentato ampi dibattiti.

La sua influenza non deriva solo dalla sua erudizione storica, concentrata soprattutto sugli studi dell’Ottocento europeo, ma anche dalla sua netta inclinazione verso il realismo politico. Contrariamente a qualsiasi visione ideologica, Kissinger sosteneva che gli Stati debbano agire per il proprio interesse economico e geopolitico.

Questo interesse viene meglio servito quando mira a costruire equilibri stabili, in cui i conflitti sono risolti attraverso negoziati vantaggiosi per tutte le parti coinvolte. Questa teoria dell’equilibrio suggerisce che nessun attore rilevante dovrebbe essere escluso e nessuno dovrebbe aspirare a un dominio assoluto o a una giustizia totale, poiché simili atteggiamenti possono produrre risultati catastrofici.

Secondo Kissinger, il “concerto” delle potenze, i compromessi reciproci e l’accettazione di situazioni positive, seppur non “ideali”, possono condurre alla pace e allo sviluppo, permettendo al contempo di preservare lo status quo. Questa prospettiva ha motivato Kissinger a consigliare a Nixon e ai suoi successori l’apertura verso la Cina, i negoziati con l’URSS e persino il ritiro dal Vietnam, accettando la sconfitta in una guerra insostenibile.

La fuga dalla Germania nazista

Le sue esperienze personali, come testimone della presa del potere nazista in Germania all’età di dieci anni, la fuga nel 1938 all’età di quindici anni prima nel Regno Unito e poi negli Stati Uniti, l’adolescenza vissuta in povertà e il servizio nell’esercito americano dal 1943 come soldato semplice, forgiarono la visione politica di Kissinger.

Il periodo della sua formazione universitaria ha coinciso con la guerra fredda contro l’Unione Sovietica. Da queste esperienze è emerso un punto di vista che valorizza gli Stati rispetto ai movimenti politici e culturali e si sforza di mantenere un equilibrio tra di essi, spesso minacciato da forze che sfuggono al controllo. Kissinger ha sempre ragionato partendo dalle istituzioni politiche organizzate, prestava scarsa attenzione e provava poco interesse per gli attori politici al di fuori degli Stati, comprese culture, fedi e movimenti spontanei, con cui oggi il mondo si trova a dover fare i conti.

Rapporti con Israele

Nel suo pensiero, per garantire la pace mondiale, era fondamentale assicurare l’egemonia degli Stati Uniti. Di conseguenza, la simpatia di Kissinger per Israele doveva sempre sottostare agli interessi strategici americani.

Durante la guerra del Kippur, quando l’Europa si schierò contro lo Stato ebraico (senza considerare l’URSS e il “terzo mondo”), Kissinger, secondo alcune fonti (successivamente negate da lui stesso), ritardò l’invio di necessari approvvigionamenti militari a Israele in difficoltà, al fine di poter negoziare condizioni più vantaggiose per il supporto americano. Fu comunque lui, in qualità di segretario di Stato degli Stati Uniti, a definire le regole del gioco e a far retrocedere Israele ai confini attuali, sia nel Golan che nel Sinai, applicando il suo metodo di intensa diplomazia itinerante.

Kissinger è stato indubbiamente un intellettuale di spicco nel campo della teoria politica. I suoi libri offrono illuminanti prospettive e le sue analisi restano ancora oggi estremamente lucide.