Pensione a 63 anni di età con l’Anticipo pensionistico sociale (Ape) o con la misura riservata ai lavoratori precoci con quota 41 per chi sia stato danneggiato dal Covid. Lo precisa l’Inps in un messaggio di questi giorni e in vista della scadenza di domani, 30 novembre 2023, quale ultima finestra di uscita per presentare domanda di una delle due misure.

Chi ha perduto il lavoro a causa della pandemia rientra tra i soggetti ammessi alle uscite con Ape sociale o con lo strumento dei precoci. Quest’ultima misura si raggiunge con 41 anni di contributi versati e altri requisiti di uscita, tra i quali proprio quelli relativi allo stato di disoccupazione come avviene per l’Ape sociale. La doppia possibilità di uscita anticipata ha avuto il placet dei ministeri dell’Economia e delle Finanze e del Lavoro e delle Politiche sociali. In particolare, favoriti sono i disoccupati che abbiano fruito dell’esodo incentivato nel periodo durato fino a fine marzo 2021.

Pensione a 63 anni o da precoci quota 41 per i lavoratori danneggiati dal Covid

Si potrà andare in pensione a 63 anni con l’Ape sociale o, a prescindere dall’età, con 41 anni di contributi con l’odierna misura di quota 41 dei lavoratori precoci se, durante la pandemia, si sia perso il lavoro. A precisarlo è l’Istituto di previdenza con il messaggio numero 4192 recante proprio il riconoscimento dell’accesso alla pensione anticipata per i lavoratori precoci e all’indennità di Ape sociale in favore dei lavoratori disoccupati che abbiano cessato l’attività di lavoro in seguito all’accordo consensuale di cui al comma 2, dell’articolo 14, del decreto legge numero 104 del 2020, convertito, con modifiche, dalla legge numero 126 del 2020 e di chi all’articolo 1, del comma 311, della legge numero 178 del 2020. L’accordo consensuale rappresenta, dunque, una delle cause di cessazione del rapporto di lavoro che dà diritto alla possibilità di uscita con una delle due misure.

In particolare, il blocco dei licenziamenti e la sospensione di quelli già avviati dal 23 febbraio 2020 è stata una delle misure adottate dall’allora governo Conte II per contrastare gli effetti negativi della pandemia sui lavoratori stessi. Al blocco, tuttavia, i lavoratori potevano derogare mediante accordi aziendali e l’accettazione di incentivi alla risoluzione del contratto di lavoro, fruendo peraltro dell’indennità Naspi.

Pensione 63 anni precoci, quali condizioni per uscita anticipata con Ape sociale o quota 41?

A distanza di anni, l’Inps – con parere favorevole da parte del ministero del Lavoro e quello dell’Economia – riconosce la possibilità di accesso all’Ape sociale e alla quota 41 dei precoci ai lavoratori che aderirono agli accordi, con incentivo, per la risoluzione del contratto nel periodo fino al 31 marzo 2021.

L’Istituto di previdenza chiarisce che possono accedere alla misura di pensionamento dell’Ape sociale e dei precoci i lavoratori che presentino una nuova domanda di uscita anticipata entro domani, 30 novembre 2023, ultimo giorno della finestra di fine anno per le due misure. Inoltre, sono inclusi nella possibilità di uscita anche i lavoratori che avevano già presentato domanda ma con pratica risultante pendente o respinta. Per le domande respinte, si procederà al riesame, salvo che, nel frattempo, non sia intervenuta una sentenza passata in giudicato con risultato sfavorevole al lavoratore.

Cumulo redditi e requisiti per l’uscita anticipata

Tra le causali che consentono di poter presentare domanda di pensione anticipata con l’Ape sociale o la quota 41 dei lavoratori precoci, l’Istituto di previdenza include anche il mancato superamento del periodo di prova e la cessazione dell’attività aziendale.

Per la sola misura della quota 41 dei precoci, infine, l’Inps chiarisce che l’accertamento dello stato di disoccupazione persiste anche se si svolge un’attività di lavoro da dipendente o da parasubordinato con redditi fino a 8.174 euro o con redditi da lavoro autonomo purché non eccedenti il tetto di 5.500 euro.