Una telefonata organizzata all’ultimo minuto: “Possiamo fare subito, poi Flavio dovrà entrare in campo”. All’altro capo del telefono c’è Stefano Cobolli e suo figlio, Flavio appunto, sta per calcare il campo principale della Next Gen ATP Finals in corso a Jeddah, in Arabia Saudita. È tra gli otto tennisti Under21 migliori in assoluto. Un traguardo che ha desiderato tanto e che si è conquistato a suon di grandi prestazioni. In questo momento sta affrontando Fils, che ieri ha battuto l’altro atleta azzurro, Luca Nardi e ce la metterà tutta per fare del suo meglio. Per commentare la Next Gen ATP Finals e raccontare suo figlio, Flavio Cobolli, papà Stefano è intervenuto in esclusiva a Tag24.
Tennis, Next Gen ATP Finals: Cobolli a Tag24
Con la vittoria della Coppa Davis si è chiusa la stagione di tennis e adesso gli atleti sono pronti per godersi qualche momento di meritata ferie. Non per tutti però, perché per i più giovani è ancora tempo di giocare. Flavio Cobolli e Luca Nardi infatti, sono entrambi impegnati nelle Next Gen ATP Finals che si sta svolgendo in Arabia Saudita e in particolar modo a Jeddah. I due tennisti azzurri, sono tra gli otto protagonisti del torneo che comprende i migliori Under21. All’esordio ieri, l’atleta romano ha battuto Stricker e adesso è in campo per il match contro Fils. L’obiettivo è quello di farsi valere, anche sfruttando l’entusiasmo e cavalcando l’onda del successo di Sinner e compagni. Per commentare la Next Gen ATP Finals e raccontare suo figlio, Flavio Cobolli, papà Stefano è intervenuto in esclusiva a Tag24.
Partiamo dalle emozioni di questa Next Gen, come la state vivendo e soprattutto che emozione è per Flavio?
“E’ un torneo a cui Flavio gira intorno da 2 o 3 anni. il pensiero di giocarlo c’è sempre stato, anche perché è un Master per i giovani migliori. È vero che non dà punti ATP, ma è estremamente mediatico e bellissimo da giocare. Lui ci è arrivato con tanti meriti, se lo è conquistato e per noi già stare qui è una bellissima cosa. Ieri ha fatto una bella prestazione e ha vinto, non possiamo che essere molto contenti”.
Una vittoria, quella contro Stricker, a detto di molti a sorpresa e che gli è valsa la vetta della Gruppo Verde. Ora l’asticella si alza?
“Beh è ovvio che è stata una grande soddisfazione. In un torneo con questo format può succedere di tutto. Ieri era sfavorito perché giocava con un giocatore molto, molto forte. Uno che ha già fatto gli ottavi di finale in US Open e ha battuto Tsitsipas. Stricker predilige campi più rapidi mentre invece Flavio può giocare bene sul veloce, ma all’aperto e un po’ meno indoor. Aveva il pronostico a sfavore, ma vincere una partita così ti dà tanta fiducia perché vuol dire che hai fatto miglioramenti importanti. L’obiettivo è quello di competere con avversari sempre più forti”.
A proposito di obiettivi, quali sono quelli da raggiungere nel 2024?
“Prima di tutto quello di migliorare tecnicamente. Flavio è ancora un pò indietro sotto questo punto di vista anche se magari, chi non ha un occhio molto attento ed esperto, potrebbe pensare che giochi molto bene. È bello da vedere ma il suo gioco nasconde ancora tanti problemi su cui deve migliorare. Questa è un’ottima cosa perché se riesce ad esprimersi in questo modo, dovendo ancora crescere molto sotto l’aspetto tecnico, non possiamo che essere molto fiduciosi. Deve aumentare il suo bagaglio per avere la possibilità di esprimersi ancora meglio”.
È bello che lei sottolinei anche i punti deboli di suo figlio e non solo gli aspetti positivi, non è da tutti…
“Non è autocritica, ma semplicemente una valutazione. Ognuno ha le sue qualità e Flavio ha di natura l’aspetto mentale e fisico, due fattori positivi che si porta da quando è piccolo. E poi è molto rapido, è resistente, ha grande cuore e queste sono qualità innate che non devi far altro che allenare. La parte tecnica invece è uno dei 5 aspetti che deve avere un tennista e quello va migliorato. Ci metteremo la massima attenzione, è chiaro che è un lavoro che non si fa in un mese ma ci vuole tempo. Sono piccoli dettagli che a questo livello fanno la differenza. Questa, per i prossimi due anni, è la cosa principale su cui concentrarci”.
La vittoria della Coppa Davis, la finale di Torino di Sinner, il rapporto con gli altri tennisti e quello con Berrettini. Tutto questo genera competizione o nuovi stimoli?
“E’ molto stimolante perché ti alza l’asticella dell’obiettivo. Quindici anni fa, far parte di questo gruppo dei primi Under21, sarebbe stato una sorta di miracolo per l’Italia mentre oggi la viviamo quasi con normalità. Questi risultati ti fanno rimanere un minimo nell’ombra, fuori dai riflettori più importanti ed è buono perché riesci a lavorare meglio. Se sei l’unico giocatore in Italia e tutti si aspettano qualcosa da te, la pressione aumenta. Questa per Flavio non c’è, anche perché ci sono un paio di giocatori mondiali che hanno adesso questa responsabilità. Si lavora e si gioca in maniera un po’ più facile”.
Lontano dal campo di tennis, quali sono le passioni di Flavio?
“Ha giocato con la Roma fino a 13 anni e quella per i colori giallorossi è una fede familiare che ci portiamo dietro. Spesso la ostentiamo, sempre con educazione e in modo giocoso. Ha tanti hobby, è molto curioso ed è un ragazzo estremamente generoso e disponibile, soprattutto con gli anziani e i bambini. Ha anche tanti difetti, lo so bene. Sembra burbero, ma conoscendolo la gente si rende conto che non lo è”.