Nelle scorse ore si è chiuso finalmente il cerchio intorno all’omicidio di Antonio Natale, il 22enne ucciso a Caivano nel 2021 per aver sottratto droga, armi e soldi al gruppo criminale per conto del quale effettuava attività di spaccio. I carabinieri avrebbero infatti tratto in arresto tre persone fortemente indiziate di essere coinvolte nel delitto. Ad aprile avevano già fermato il presunto mandante, Domenico Bervicato, membro dell’omonimo clan, in carcere per altri reati.
Altri tre arresti per l’omicidio di Antonio Natale, ucciso a Caivano nel 2021
Antonio Natale era scomparso misteriosamente dalla sua abitazione di Caivano, in provincia di Napoli, il 4 ottobre del 2021. Dopo giorni di disperate ricerche da parte dei suoi familiari, il suo corpo era stato trovato senza vita in un campo agricolo al confine tra Acerra e Afragola. Una storia terribile, che a più di due anni si è chiusa con l’arresto di tre persone indiziate, a vario titolo, di aver preso parte al suo omicidio.
Ad aprile era già stato arrestato un certo Domenico Bervicato, anche lui 22enne. Secondo quanto ricostruito nel corso delle indagini, l’uomo, il mandante, avrebbe sparato a Natale con una pistola, ferendolo mortalmente alla testa e al torace. Insieme ai suoi complici voleva “punirlo” per aver sottratto droga, armi e soldi al clan Bervicato, per conto del quale effettuava attività di spaccio.
Un omicidio “deliberato e premeditato”, quindi, come i familiari del ragazzo avevano ipotizzato fin dai primi momenti. Era stato il fratello a parlarne, nominando i “brutti giri” in cui Natale era finito e sostenendo che avesse addirittura pensato di farlo arrestare, pur di salvarlo. Sapeva che da certi giri difficilmente si scappa. E certi giri a Caivano rappresentano, purtroppo, una realtà ben consolidata.
Lo stupro delle due cuginette al Parco Verde di Caivano
Si era tornati a parlarne dopo la denuncia di stupro presentata da due cuginette del Parco Verde ai danni di 7 minori e 2 maggiorenni, ora agli arresti. Per tre mesi questi ultimi avrebbero abusato delle ragazzine, di 10 e 12 anni, a casa di uno di loro e poi nei pressi di un’isola ecologica e di un campo da calcio abbandonati di Caivano.
Le obbligavano ad avere rapporti sessuali con la minaccia che altrimenti avrebbero mostrato ai loro parenti video e foto in cui venivano catturate, senza il loro consenso, in pose e movimenti hard. Oppure sequestravano loro i telefoni cellulari, convincendole a sottoporsi alle violenze con la promessa che alla fine li avrebbero riavuti indietro.
Un vero e proprio calvario, iniziato per le due cuginette quando la più piccola, invaghitasi di uno dei ragazzi del branco, aveva accettato di vederlo a casa sua, venendone abusata una prima volta. Poi sarebbe stata tirata in mezzo anche l’altra. Una è affetta da “immaturità affettiva”; l’altra da un “deficit cognitivo prestazionale”. Entrambe dopo i fatti sono state affidate a una comunità perché in famiglia non erano seguite adeguatamente.
Ne è una conferma il fatto che nessuno si fosse accorto dell’inferno che stavano vivendo e che, secondo gli inquirenti, avrebbe riguardato anche una terza ragazza di 13 anni, ripresa in dei video trovati sugli smartphone di uno del gruppo e in cui si sentirebbero le voci di almeno tre dei responsabili. Una vicenda terribile, che a molti aveva ricordato quella di Palermo, dove una 19enne sarebbe stata violentata da sette ragazzi giovanissimi.
Parlavamo degli ultimi sviluppi del caso in questo articolo: Stupro di Palermo, chiuse le indagini sul più giovane dei 7 indagati. La vittima in tv: “Traumatizzata, ma vado avanti”