La grande casa di auto elettriche di Elon Musk, la famosissima Tesla, ha intentato una causa contro la Svezia. Al momento nel Paese c’è una battaglia in corso che riguarda (anche) i diritti dei lavoratori. Battaglia che vede al centro proprio Tesla, grande azienda contro cui proprio i sindacati locali si stanno schierando. Ma che cosa sta succedendo esattamente? E come mai si parla di questa battaglia legale?

Tesla contro la Svezia: le accuse della società

Lunedì scorso, il 27 novembre 2023, Tesla ha citato in giudizio la Svezia. O meglio, ha citato in giudizio lo “Stato svedese attraverso l’Agenzia dei trasporti svedese”. Il motivo è presto detto. Ormai da qualche tempo, diversi membri dei sindacati locali si sono rifiutati e si rifiutano di prestare determinati servizi (come quello di consegnare nuove targhe) all’azienda. In questo modo le impediscono, di fatto, di continuare a vendere auto all’interno del Paese.

Così, Tesla, arrabbiata per tale comportamento, si è rivolta ai giudici. Il tribunale distrettuale di Norrköping, a stretto gito, ha stabilito che alla società dovrà essere permesso di non sottostare ad alcune regole in vigore nella nazione e avere, di conseguenza, la possibilità di ritirare le targhe in autonomia. In questo modo il commercio e il mercato delle vetture elettriche non dovrebbero essere bloccati.

Dall’altro lato, sappiamo che, da questo momento in poi, l’Agenzia dei trasporti svedese ha 14 giorni per dire la propria e rispondere a tale sentenza. Nel frattempo comunque le accuse che i sindacati muovono nei confronti della società fondata dall’ormai multimilionario Elon Musk sono molto pesanti.

Secondo i lavoratori, rappresentati da diverse sigle sindacali, Tesla non rispetterebbe le regole del lavoro vigenti in Svezia. Le manifestazioni e le proteste sono ormai partite diverse settimane fa e, mano a mano, la mobilitazione si è diffusa sempre di più. È iniziata dai meccanici delle officine ed è arrivata a coinvolgere addirittura i portuali.

La battaglia dei sindacati contro Tesla

I difensori dei lavoratori svedesi descrivono questa loro battaglia contro il colosso delle automobili elettriche come una “questione esistenziale“, da affrontare e risolvere il prima possibile per proteggere il mercato del lavoro. Secondo i sindacati, Tesla non rispetterebbe una serie di regole importanti e necessarie.

In ogni caso ricordiamo comunque che in Svezia non esistono delle leggi che definiscono i diritti dei lavoratori come – giusto per fare un esempio attuale – quello del salario minimo. Tuttavia il 90% dei lavoratori e delle lavoratrici è coperto da un contratto collettivo. Questo, nello specifico, regola tutti i rapporti e tutte le relazioni tra i datori di lavoro e i loro dipendenti. Tale documento ufficiale, statale e pubblico determina i salari, gli orari di lavoro, le pensioni, le agevolazioni e via dicendo.

Il problema è che Tesla si è rifiutata di sottoscrivere un contratto collettivo con i suoi meccanici. E ciò ha mandato su tutte le furie i vertici sindacali. La paura è che, così facendo, l’azienda che produce automobili elettriche che vengono vendute in tutto il mondo, possa creare un precedente e permettere in futuro a qualche altra società di comportarsi in ugual modo.

Così molti addetti del settore dei trasporti, in accordo con i sindacati svedesi, hanno deciso, ad esempio, di non scaricare più le merci di Tesla nei propri porti nazionali. Tommy Wreeth, presidente del sindacato dei lavoratori dei trasporti, ha riferito:

Qua è in gioco tutto il sistema. Ecco perché tutti i sindacati svedesi considerano questa battaglia cruciale.

Ma non è finita qui. La società di auto elettriche ha smesso, come dicevamo prima, di ricevere anche le nuove targhe. Questo perché il sindacato svedese che rappresenta i lavoratori e le lavoratrici delle Poste, il Seko, si è unito allo sciopero nazionale contro l’azienda di Elon Musk il 20 novembre scorso.

Il portavoce di Seko ha riferito pubblicamente che i suoi membri non avrebbero più consegnato posta, pacchi e bancali all’azienda fino a quando questa non avesse firmato il contratto collettivo con i meccanici automobilistici.

Subito è arrivata la risposta della società, che ha fatto causa anche al servizio postale che opera nei paesi nordici PostNord. Insomma, sembra che questo scontro sia destinato a durare a lungo. La battaglia iniziata dai sindacati contro il colosso automobilistico si è trasformata in una causa legale da parte di quest’ultimo.

Le proteste si stanno allargando inoltre ogni giorno di più. Sono tantissimi lavoratori e le lavoratrici che si stanno mostrando solidali con i meccanici. Ad esempio, risultano esserci addetti delle pulizie che si rifiutano di pulire gli showroom di Tesla, elettricisti che non riparano le colonnine di ricarica della società e appunto portuali che non scaricano le merci dell’azienda all’interno dei porti.

Ognuno sembra comunque andare dritto verso la propria strada. Veli-Pekka Säikkälä, segretario nazionale per la contrattazione dell’If Metall, ha affermato:

Prendiamo atto che Tesla ha scelto di percorrere la strada più lunga, avviando un’azione legale. C’è un modo semplice e veloce per risolvere questa situazione, ed è quello di firmare un contratto collettivo. Non appena Tesla lo farà, il conflitto finirà.

Non è la prima volta che Tesla finisce al centro di una bufera. A settembre scorso l’azienda è stata portata in tribunale accusata di razzismo e molestie negli stabilimenti della California. Nell’aprile 2023 invece era stata mossa una class action.