La Procura di Cassino ha chiesto il giudizio immediato per Sandro Di Carlo, il 26enne accusato dell’omicidio della 34enne domenicana Yirelis Santana, consumatosi il 27 maggio scorso in Ciociaria. A suo carico ci sarebbero, infatti, evidenti prove di colpevolezza.
Omicidio di Yirelis Santana a Cassino, chiesto il giudizio immediato per Sandro Di Carlo
I fatti risalgono al 27 maggio 2023. Yirelis Pena Santana, di 34 anni, era stata trovata senza vita, con evidenti ferite da arma da taglio sul corpo, all’interno dell’abitazione in cui viveva a Cassino, al civico 104 di via Pascoli. Ci si era trasferita da circa tre settimane, dopo aver vissuto a Genova e a Vercelli, per motivi di lavoro.
A dare l’allarme era stato un vicino di casa. Rincasando, l’uomo aveva notato che la porta dell’appartamento della donna era socchiusa e, dopo essersi affacciato e aver visto delle macchie di sangue sul pavimento, aveva chiamato i carabinieri.
Ho pensato che fosse uscita per andare a fare la spesa al supermercato. Sono andato a fare colazione al bar e non gli ho dato peso. Quando sono tornato dovevo entrare perché eravamo d’accordo che verso quell’ora sarei passato per controllare la linea del gas. Ho visto il sangue nel tinello all’ingresso, ho chiamato ma nessuno mi ha risposto, sono uscito ed ho telefonato alla polizia,
aveva raccontato ai microfoni dei giornalisti che l’avevano intercettato nei giorni successivi al delitto. Per la morte della 34enne era stato tratto in arresto, dopo qualche giorno, il 26enne di Cassino Sandro Di Carlo, con precedenti per lesioni e resistenza a pubblico ufficiale.
Secondo la Procura sarebbe stato lui ad uccidere Yirelis Santana. Sulla scena del crimine, infatti, sarebbero state trovate almeno cento sue tracce, di cui una, chiarissima, sul muro. Per questo motivo nei suoi confronti è stato chiesto il giudizio immediato: si salterà cioè la fase dell’udienza preliminare. Non è necessaria, perché le prove di colpevolezza a suo carico sarebbero evidenti. Si andrà direttamente a processo.
Chiesto il giudizio immediato anche per Roberto e Mattia Toson
Di recente era stato chiesto e accolto il giudizio immediato anche per Roberto e Mattia Toson, accusati dell’omicidio di Thomas Bricca ad Alatri. I due, padre e figlio di 48 e 22 anni, si trovano in carcere dallo scorso luglio.
Stando a quanto ricostruito nel corso delle indagini, coordinate dalla Procura di Frosinone, c’erano loro sullo scooter da cui erano partiti i colpi risultati fatali al 19enne. Roberto si trovava alla guida del mezzo; suo figlio Mattia avrebbe sparato, puntando al giubbino bianco indossato dalla vittima.
Il suo bersaglio, in realtà, era un suo amico, un 20enne di origine marocchina con cui la sua famiglia aveva avuto degli screzi per motivi di spaccio nelle settimane precedenti. Screzi culminati in una serie di violente risse consumatesi per le vie del piccolo centro ciociaro, che avevano portato il sindaco Maurizio Cianfrocca a chiedere di intensificare i controlli sul territorio.
L’arma del delitto, una pistola Smith & Weston a tamburo o una P 38, secondo chi indaga, non sarebbe ancora stata trovata. Ma tra le mani gli inquirenti avrebbero già delle prove a carico dei due, che si sono sempre professati innocenti. I loro legali, gli avvocati Angelo Testa e Umberto Pappadia, avevano chiesto di scarcerarli in attesa del processo. Il Tribunale del Riesame ha detto “no”. Sul ricorso presentato in Cassazione i giudici si esprimeranno il prossimo 19 dicembre.
Le ultime notizie di cronaca
Oggi, 28 novembre, è stato intanto ascoltato in carcere a Verona il 22enne accusato dell’omicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin a Vigonovo, in provincia di Venezia. Davanti al gip Benedetta Vitolo Filippo Turetta avrebbe confessato: “L’ho uccisa”, come già aveva fatto al momento dell’arresto in Germania.
Una dichiarazione spontanea, resa dopo essersi avvalso della facoltà di non rispondere ed essere crollato in lacrime. Per ora il giovane è accusato di sequestro di persona e omicidio volontario aggravato dal vincolo affettivo. Ma si pensa che abbia premeditato il delitto. Se fosse confermato, rischierebbe l’ergastolo.