Non è stato l’olio piccante sulla pizza ad uccidere Gerardina Corsano, la 46enne deceduta ad Ariano Irpino per cause ancore da accertare. I recenti controlli dei NAS nell’azienda del marito, Angelo Mennino, sono risultati negativi. E’ stata esclusa l’ipotesi di un potenziale avvelenamento da pesticida.

Per due volte la donna era stata dimessa dall’Ospedale Frangipane nonostante avesse forti dolori addominali, vomito e altre problematiche fisiche, ma il ricovero non è mai stato accettato.

Tag24 ha intervistato in esclusiva la proprietaria della Pizzeria l’Oasi, la signora Pina Scaperrotta in merito alle ultime evoluzioni del Caso Corsano.

Avvelenamento ad Ariano Irpino, intervista a Pina Scaperrotta, proprietaria della Pizzeria l’Oasi

D. Recentemente il suo ristorante è stato riaperto. E’ finalmente tornato tutto alla normalità?

R. Abbiamo riaperto ma non è tornato tutto alla normalità. Siamo stati fortunati perché la comunità locale ci è stata vicino, hanno sempre creduto nella nostra innocenza, anche colleghi e persone esterni alla nostra clientela. Il segno che è rimasto in noi è forte, innanzitutto perché ancora non ne siamo usciti e in secondo modo perché purtroppo c’è stato un decesso di una persona. E’ qualcosa che non dimenticheremo, è questa è la cosa peggiore.

D. Si aspetta delle scuse da qualcuno? All’inizio è stata vittima di un vero e proprio linciaggio mediatico.

R. Non mi aspetto alcuna scusa, ciò che desidero è che venga fuori la verità, dopo che la Pizzeria Oasi è stata accusata a grande voce di questa tragedia. Era dato per scontato dal primo minuto che fossimo stati noi. Adesso i media dovrebbero scrivere del contrario e spiegare che noi non abbiamo fatto nulla di male. E’ stato un errore purtroppo non causato da noi.

D. E’ sempre stata sicura della qualità dei vostri prodotti, nonostante le forti accuse?

R. Ho un nipote di due anni e mangia i nostri prodotti. Non l’olio piccante essendo piccolo, ma l’olio è un prodotto che usiamo tutti. Le cose possono capitare, ma ho sempre usato materiali da fonti certe e sicure. Non sono per le grandi distribuzioni, usiamo prodotti a km0, la nostra realtà è di paese e acquistiamo i prodotti da persona di cui ci fidiamo.

D. A livello economico ritiene di essere tornata in pari con le entrate prima di questa tragedia?

R. E’ impossibile. Abbiamo perso 10 giorni di lavoro di un periodo discretamente proficuo. Noi abbiamo chiuso il 31 ottobre, ad Halloween, una realtà molto più abbondante di una normale giornata. Siamo rimasti chiusi con spese da affrontare con i nostri camerieri, il personale, l’avvocato e tutte le persone che meritino il loro stipendio. La perdita non è solo dei 10 giorni di chiusura, ma è un discorso molto più ampio.

D. Lei si è sentita in colpa quando ha ricevuto le accuse? Ha avuto contatti con la famiglia della signora Corsano o con il Mennino?

R. No, io sono tranquilla per i miei prodotti. Il dispiacere per la dipartita signora Corsano è tantissimo. Non la conoscevo di persona, nemmeno di vista, perché non sono stata io a servirla quella sera, ma il cameriere. Siamo pur sempre in un paese, conosco la famiglia di nome, ma niente di più. In merito alla famiglia, non ho sentito nessuno di loro e per rispetto, di comune accordo con il mio avvocato, ho preferito non partecipare al funerale. Noi siamo stati “liberati” il martedì sera dai sigilli al locale e abbiamo riaperto il fine settimana, dopo i funerali.

D. Cosa augura alla famiglia della signora Corsano? E cosa augura a sé stessa?

R. Gli auguro che la verità esca fuori quanto prima, qualunque sia la motivazione della morte.

D. Seguiranno altre conferenze stampa dopo quella di poche settimane fa?

R. Al momento non ce ne sono in programma. Io e la mia famiglia sono 40 anni che siamo in attività, prima con i miei genitori, tutti persone discrete, non amiamo stare sotto i riflettori per motivi che non sia la cucina. Non amo le interviste, a me piace stare dietro ai fornelli.