L’apertura di una partita IVA da parte di un lavoratore dipendente è un argomento di crescente interesse nel mondo lavorativo moderno. Molti dipendenti, sia nel settore privato che pubblico, si interrogano sulla possibilità di avviare un’attività autonoma parallela al loro impiego principale. Andiamo a vedere quali sono le opportunità e le limitazioni relative alla coesistenza di lavoro dipendente e partita IVA, fornendo consigli pratici e analisi normative.

Lavoratore dipendente con partita IVA: convivenza possibile?

La possibilità di unire il ruolo di lavoratore dipendente con quello di titolare di partita IVA (come libero professionista, ditta individuale o società) è ammessa, purché le attività svolte non siano in conflitto. La maggior parte dei contratti di lavoro non impone restrizioni a questa pratica, tuttavia, il consiglio è di informare preventivamente il datore di lavoro per prevenire eventuali fraintendimenti o problemi futuri.

È infatti molto importante considerare il patto di non concorrenza. I dipendenti non possono svolgere attività che entrino in diretta concorrenza con quelle del datore di lavoro. Questo obbligo persiste per tutta la durata del rapporto lavorativo e può estendersi oltre la cessazione dello stesso. In aziende con meno di 15 dipendenti, vi è una maggiore enfasi su questo aspetto, con implicazioni dirette sul licenziamento e l’obbligo di fedeltà.

I dipendenti hanno il dovere di mantenere la riservatezza delle informazioni aziendali, un obbligo che persiste anche dopo la fine del rapporto di lavoro. Il mancato rispetto può comportare sanzioni amministrative e legali.

Per i lavoratori dipendenti nel settore privato, ci sono due elementi chiave da tenere a mente:

  • Concorrenza e clausole contrattuali: prima di aprire una partita IVA, è fondamentale verificare l’esistenza di clausole di non concorrenza nel contratto di lavoro dipendente. È importante assicurarsi che l’attività autonoma non entri in conflitto con le responsabilità del lavoro dipendente.
  • Orari di lavoro: l’attività autonoma non deve interferire con gli orari del lavoro dipendente. È cruciale mantenere una netta separazione tra i due ambiti professionali.

Per i lavoratori dipendenti nel settore pubblico, i fattori chiave da tenere a mente sono invece i seguenti:

  • Obbligo di esclusiva: i dipendenti pubblici sono generalmente soggetti a un obbligo di esclusività, tuttavia esistono eccezioni. Ad esempio, i docenti possono svolgere attività professionali autonome previa autorizzazione dell’ente di appartenenza.
  • Condizioni per l’esercizio dell’attività autonoma: l’attività autonoma deve essere svolta fuori dall’orario di servizio pubblico e non deve creare conflitti di interesse.

Lavoratore dipendente con partita IVA: regime fiscale e contributivo

Innanzitutto, è necessario valutare se l’attività che si intende svolgere richiede l’apertura di una partita IVA. In alcuni casi, come per prestazioni professionali non abituali o diritti d’autore, la partita IVA potrebbe non essere necessaria.

In secondo luogo, bisogna considerare la pianificazione fiscale. Affidarsi a un commercialista per una consulenza personalizzata è fondamentale per pianificare correttamente l’aspetto fiscale e contributivo della nuova attività.

È utile esaminare la possibilità di aderire al regime forfettario, che offre vantaggi fiscali e semplificazioni amministrative, a seconda del reddito lordo percepito come lavoratore dipendente.

Inoltre, determinare l’inquadramento contributivo della nuova attività e valutare l’eventuale esonero dai contributi Inps è un passo essenziale.

Contributi Inps: doppio versamento?

Per quanto riguarda le attività commerciali, se il lavoro dipendente è prevalente, non è necessario iscriversi alla Gestione Commercianti Inps né versare ulteriori contributi.

Per i liberi professionisti è obbligatorio iscriversi alla Gestione Separata Inps e versare i contributi previdenziali in modo proporzionale.

Ricordiamo che i redditi da lavoro dipendente e da attività autonoma devono essere dichiarati separatamente.

Si può aderire al regime forfettario?

È possibile scegliere tra il regime forfettario e la contabilità semplificata.

Questo regime agevolato è accessibile ai lavoratori dipendenti che nell’anno precedente hanno percepito redditi inferiori a 30.000 euro.

Dall’anno 2020, il regime forfettario è limitato ai soggetti che non hanno percepito nell’anno precedente redditi da lavoro dipendente con RAL annua superiore a 30.000 euro.

Tra i vantaggi del regime forfettario figurano:

  • Aliquota ridotta: inizialmente al 5%, poi al 15%.
  • Durata illimitata: rispettando i requisiti, si può mantenere il regime a lungo termine.
  • Esonero da IVA e IRAP: vantaggi amministrativi e fiscalità semplificata.

Obbligo di esclusività nelle aziende a partecipazione pubblica

I dipendenti di aziende a partecipazione pubblica non sono soggetti all’obbligo di esclusività riservato ai dipendenti pubblici. Per loro valgono le stesse regole applicate nel settore privato.

Come verificare la propria categoria di lavoro dipendente prima di aprire una partita IVA

È importante verificare se si rientra nella categoria di dipendente pubblico o privato, consultando il proprio contratto di lavoro e riferendosi al D.Lgs. n. 165/2001. Questo influenzerà la possibilità di aprire una partita IVA e le relative restrizioni.

Attività autonome compatibili con il lavoro dipendente

I lavoratori dipendenti spesso scelgono attività autonomi compatibili con i loro impegni, come lo sviluppo di applicazioni, e-commerce, creazione di siti web, consulenze in marketing, SEO e informatica. Queste attività possono essere gestite parallelamente al lavoro dipendente.