Oltre alla pensione erogata dall’Inps o da altro ente previdenziale, è possibile percepire una pensione complementare. Cos’è la previdenza complementare?
Si tratta di una forma di risparmio per il pensionamento e gode di una tassazione piuttosto agevolata. La previdenza complementare è uno strumento che consente di colmare il gap tra l’ultimo reddito lavorativo e l’assegno pensionistico di base. I lavoratori possono investire in un fondo di previdenza complementare.
Scopriamo cos’è, come funziona, quanto conviene investire nella previdenza complementare.
Previdenza complementare: cos’è
A partire dagli anni Novanta si è diffusa la previdenza complementare quando il sistema previdenziale di base ha subito una revisione. L’incertezza economica e l’aumento medio della vita hanno reso necessaria una revisione del sistema welfare con un incremento della variabile anagrafica richiesto per accedere alla pensione di vecchiaia ed una revisione delle modalità di computo dell’assegno pensionistico INPS.
Si tratta di un cambiamento di scenario che ha portato molti lavoratori italiani a investire i propri soldi nella previdenza complementare per riuscire ad assicurarsi un’entrata adeguata al proprio stile vita una volta usciti dal mercato occupazionale.
Previdenza complementare: come funziona
La previdenza complementare o integrativa è uno strumento di gestione del risparmio disciplinato dal Decreto Legislativo n. 252 del 5 dicembre 2005. La previdenza complementare va ad affiancarsi alla pensione di base obbligatoria. Il lavoratore, che vuole aderire ad un fondo di previdenza integrativa, deve versare un montante contributivo nel fondo scelto.
Il fondo selezionato utilizza il denaro versato dai vari lavoratori iscritti che vogliono investire sui mercati finanziari per riuscire ad introitare dei guadagni. I fondi di previdenza complementare non sono strumenti di investimento speculativi, ma si tratta di una soluzione sicura e solida, che consente di ottenere un assegno pensionistico integrativo idoneo una volta terminata la carriera professionale.
Previdenza complementare: come aderire?
Il lavoratore che voglia assicurarsi una pensione integrativa deve aderire ad un fondo di previdenza integrativa in modo del tutto volontario. Alcuni contratti collettivi prevedono per i lavoratori dipendenti un fondo selezionato a cui poter aderire, versando una contribuzione minima. Con cadenza mensile o annuale il fondo di previdenza integrativa sarà alimentato da una quota di contributi previdenziali versati dal lavoratore.
Per perfezionare l’adesione ad un fondo di previdenza integrativa è necessario recarsi presso la sede di un intermediario bancario o presso una compagnia assicurativa e chiedere di aprire una posizione, presentando i documenti richiesti.
A quanto ammonta la pensione complementare?
L’importo della previdenza complementare dipende dall’ammontare dei contributi versati nel fondo e dall’arco di tempo in cui si procede al versamento dei contributi. Chi aderisce ad un fondo di previdenza integrativa beneficia di una tassazione agevolata.
Previdenza complementare: tassazione agevolata
Aderire ad un fondo di previdenza complementare comporta la possibilità di beneficiare di una tassazione agevolata. Ogni lavoratore che aderisce ad un fondo di previdenza integrativa ha la possibilità di dedurre dal reddito imponibile i contributi versati all’interno del fondo fino ad un tetto massimo di 5.165 euro. La deduzione permette di risparmiare sull’Irpef.
Nel caso in cui il lavoratore voglia destinare il proprio TFR all’interno di un fondo di previdenza complementare può accedere una serie di vantaggi fiscali. La tassazione dei fondi di previdenza complementare è pari a 34 punti percentuali e consente al lavoratore di beneficiare dell’abbattimento del carico fiscale da versare all’Erario.