Paolo Sassanelli  è uno dei volti più amati di casa Rai sin dai tempi di “Un medico in famiglia”, TAG24 ha avuto modo di realizzare un’intervista con lui in occasione  dell’uscita de “Il metodo Fenoglio”.  Il suo Pellecchia al fianco di Alessio Boni, quello che definisce il suo Don Chisciotte si ritrova a gestire delle insag mi sempre più intrigate. Una strana coppia ben amalgamata che dovrà cercare di risolvere i casi, con la consapevolezza che il modo di indagare di Fenoglio è quantomeno singolare. Durante la video intervista Paolo Sassanelli commenta anche le incessanti voci di un ritorno della famiglia Martini dopo le aperture degli ultimi mesi della Publispei. 

Paolo Sassanelli intervista video “Il Metodo Fenoglio”

Paolo Sassanelli sorride a TAG24 quando gli viene fatto notare che il suo personaggio sia come una moglie per quello di Alessio Boni: Diciamo di sì ma io voglio paragonarli sempre a Don Chisciotte e Sancho Panza. Il commissario Fenoglio è un intellettuale piemontese aperto, curioso, un grande uomo di cultura. Ama la musica lirica e la ascolta mentre va in giro per strada, mangia il pesce crudo, mangia panzerotti, ascolta Domenico Modugno. Però queste due figure insieme sono due  aspetti fondamentali dell’indagine, uno molto sofisticato che è Fenoglio, ma ha bisogno della mano dura, forte, sporca di Pellecchia e queste due cose insieme diventano molto forti”.

La serie raccoglie il testimone dai Bastardi di Pizzofalcone, di cui proprio Sassanelli è uno dei protagonisti. L’attore sottolinea che ci sono delle forti differenze:  “Questo è un crime, un vero vero crime, dove non si concede quasi nulla o poco alla commedia. E tutto indagine, tutto relazioni, rapporti e si racconta il tessuto sociale di Bari degli anni ‘90 che è molto particolare. Io  li ho vissuti quegli anni, ero piccolino ma stavo li . Si racconta qualcosa  che  la maggior parte degli abitanti del nostro paese non conoscono, c’era la finanza messa in difficoltà da questi contrabbandieri, con questi super suv che sfondavano recinzioni, attaccavano direttamente gli agenti della finanza. Un periodo durissimo dove i carabinieri dovranno affrontare uno dei casi più devastanti che può capitare nelle loro mani”.

L’attore ha le idee chiare sul perché le serie tv crime siano tanto amate: “Mentre tu stai vedendo la fiction o il talk show che parla di crime  cerchi di risolvere il caso. Tu  spettatore  sei nell’indagine e cerchi di anticipare le risposte. Insomma è una collaborazione involontaria tra pubblico e il progetto che stai guardando. Alle persone piace tantissimo l’indagine e credo che in questo caso gli amanti del crime saranno entusiasti perché non riusciranno a capire come si svolgerà. Saranno incollati lì cercando di prevenire la soluzione, cercando di prevenire il primo sospetto. Ma sarà una battaglia e si divertiranno tantissimo.”

Paolo Sassanelli svela di aver letto i libri e ci rivela anche il suo giallo preferito: “Il primo libro che ho letto si chiama La talpa di John Le Carré, quindi puoi immaginare quanto mi picca il genere”, poi parla della sua malattia “Io sono dislessico, quindi ho cominciato a leggere molto in là rispetto agli altri sforzandomi. E il primo libro che ho letto è quello che secondo me è bellissimo. L’ho comprato perché mi piaceva la copertina, non sapevo neanche di che parlava. E da lì è cominciata la mia passione per il crime”.

Il ritorno di Un medico in Famiglia

Paolo Sassanelli non si tira indietro quando gli viene chiesto del ritorno Un medico in famiglia:Ti posso dire che ne ho parlato con Lino, con Giulio, parlo sempre con tutti i miei colleghi. Ci incrociamo tra teatro, cinema e televisione. Tutti lo vorrebbero fare, ma il  problema è chi lo fa. La produzione stessa lo vorrebbe fare. È una decisione che deve prendere la Rai. Forse fare un’unica puntata di addio sarebbe divertente come quella che hanno fatto per Friends. Una  puntata di addio, di chiusura forse sì. Io sono a disposizione figurati,  so che tutti i miei colleghi lo sono”.