Cosa sono le Regulatory sandbox? Si tratta di una nuova e potente tecnologia riguardante lo sviluppo delle intelligenze artificiali.

Da un lato occorre affrontare il ritmo con cui le varie aziende informatiche stanno migliorando i nuovi strumenti di assistenza informatica, dall’altro esiste il rischio che imporre severi paletti possa ostacolare il loro sviluppo.

Ecco così che le Regulatory sandbox si pongono l’obiettivo di creare uno spazio entro cui i produttori informatici possano sperimentare le loro applicazioni e capire se siano conformi ai parametri di sicurezza cibernetica. Presto il concetto verrà esteso anche alle intelligenze artificiali.

Cosa sono le Regulatory sandbox: l’origine del termine

L’espressione Regulatory sandbox indica un ambiente, che può essere reale o virtuale, entro cui le aziende possono testare i prodotti tecnologici.

L’attività di sperimentazione avviene per un periodo di tempo limitato ed è costantemente ispezionata da specifici organi di controllo di settore. Questi possono o meno dare le autorizzazioni necessarie per il mercato o emettere deroghe alle norme attualmente in vigore.

La parola “sandbox” è traducibile letteralmente come vasca di sabbia, ovvero quel luogo dove i bambini possono giocare e costruire castelli di sabbia in tutta sicurezza. Proprio con questa analogia, in ambito informatico il termine acquisisce il significato di ambiente di prova.

Lo sviluppatore informatico pertanto può usare questo spazio per esprimere la propria creatività e realizzare nuovi servizi tecnologici, sempre sotto la supervisione delle autorità di controllo. Esattamente quello che accade quando il bambino gioca con secchiello e paletta all’interno di una sandbox e costruisce per esempio un castello di sabbia sorvegliato dai genitori.

Come agire all’interno di una sandbox

All’interno dello spazio della sandbox i produttori informatici possono sperimentare nuovi servizi di business e disporre, per un periodo limitato, di una maggior margine di manovra.

La procedura per poter agire al suo interno segue regole ben precise. La sandbox infatti è regolamentata da norme che disciplinano ogni dettaglio. Per accedere, l’azienda produttrice dovrà presentare il proprio progetto all’ente pubblico responsabile.

Quest’ultimo valuterà la candidabilità del servizio offerto e potrà quindi permettere la sperimentazione. Durante tutta la fase di test, l’azienda sarà a stretto contatto con l’autorità di riferimento e dovrà seguire costantemente le direttive imposte.

Il vantaggio per l’azienda è enorme. Agendo in un ambiente appositamente controllato, l’impresa può sfruttare le comodità di sperimentare il proprio prodotto in regime di rischio controllato e privo temporaneamente di tutte quelle ristrettezze dovute alle norme di settore.

La costante comunicazione tra sviluppatore e autorità permette poi di avere il massimo controllo sulla bontà del progetto. Gli organi istituzionali possono acquisire dati e riscontrare l’efficacia del servizio e, qualora necessario, aggiornare i parametri di supervisione.

La prima Regulatory sandbox è stata resa operativa nel 2015 dalla Financial Conduct Authority del Regno Unito nell’ambito dei servizi finanziari. Da allora le iniziative con lo stesso scopo si sono moltiplicate e racchiudono diversi settori.

L’utilizzo per lo sviluppo di IA

Oggi ci si chiede se si possano raggiungere gli stessi risultati positivi anche nell’ambito delle intelligenze artificiali.

Datatilsynet, autorità della privacy in Norvegia, ha da poco instituito uno spazio sandbox dedicato esclusivamente allo sviluppo di IA. L’iniziativa ha l’obiettivo di testare l’adeguatezza dei progetti in materia di tutela e di protezione dei dati personali dei consumatori.

La Colombia ha appena intrapreso la stessa strada per regolamentare lo sviluppo dei nuovi servizi di assistenza artificiale.

Anche il nuovo regolamento europeo sull’IA racchiuderà regole ben precise in tal senso. La sperimentazione sarà consentita in un ambiente supervisionato dall’autorità pubblica al fine di controllare le condizioni di sicurezza prima della loro immissione sul mercato.

La legge obbliga poi ciascun Stato membro a predisporre almeno uno spazio di sperimentazione normativa a livello nazionale, con operatività immediata dopo l’entrata in vigore del regolamento europeo.