Il regista Massimiliano Bruno saluta con estremo favore il risveglio dell’attivismo sociale, evidenziato dalla manifestazione di Roma del 25 novembre contro la violenza sulle donne. Tuttavia, dalla conferenza stampa di presentazione della serie Sky Non ci resta che il crimine, parlando a TAG24 del parallelismo tra i movimenti degli anni ’70 e quelli di oggi, avverte sul rischio di un’ondata di repressione che potrebbe arrivare.

25 novembre, Massimiliano Bruno: “Spero che torni il fermento del ’68 e dei primi anni Settanta”

Dopo una fortunata trilogia cinematografica, sviluppata tra il 2019 e il 2022, Non ci resta che il crimine è pronto a invadere gli schermi televisivi con la serie tv prodotta da Sky Italia.

Massimiliano Bruno e i suoi collaboratori hanno scelto gli anni Settanta come ambientazione della serie. Il regista e sceneggiatore rivede in alcuni fermenti contemporanei – a partire dalla lotta contro la violenza sulle donne, rappresentata dalla ‘marea umana’ che ha caratterizzato la manifestazione di Roma dello scorso 25 novembre – alcuni richiami a quell’epoca di movimenti sociali, lotte politiche e conquiste collettive.

Raggiunto dall’inviato di TAG24 Thomas Cardinali dopo la presentazione alla stampa dei primi episodi, Bruno avverte sul rischio della repressione, che colpì i movimenti di quella stagione e che rischia di scagliarsi anche su quelli di oggi, come sembrano indicare alcune posizioni politiche verso la manifestazione di ‘Non Una di Meno’.

D. Vedi qualcosa dei movimenti degli anni Settanta nell’attivismo dei giovani di oggi?

R. Spero che i ragazzi più giovani guardino questa serie e capiscano qual era il fermento di allora perché spero che torni quel fermento. E mi auguro, poi, che si impari dalla storia qualcosa di importante, e cioè che quando c’è un movimento del genere, come quello che sta avvenendo con le donne – io sono stato alla manifestazione del 25 novembre ed eravamo tantissimi in piazza, uomini e donne – subito dopo arriva sempre un pensiero repressivo. È quello che è successo dopo il ’68, caratterizzato dal movimento femminista e da tutti gli altri dei primi anni Settanta. Se pensiamo agli anni ’80 e ’90, con il trionfo del berlusconismo e della mercificazione della donna, si capisce che è stata una reazione feroce contro le conquiste ottenute dalle donne in quegli anni, come la legge sull’aborto e quella sul divorzio. Adesso è il momento di imparare dalla storia, quindi dobbiamo fortificarci per resistere a un’onda d’urto di pensiero che inevitabilmente ci sarà.

Massimiliano Bruno presenta il cast di Non ci resta che il crimine – La serie

D. Qual è stato il tuo approccio a questo ritorno con Non ci resta che il crimine, nella forma diversa di una serie tv?

R. È una cosa diversa in effetti, di gruppo. Sono insieme agli amici che hanno condiviso con me i primi tre film e con un amico con cui divido la regia, Alessio Maria Federici. Soprattutto, si sono aggiunti dei giovani attori come Grace Ambrose, Sara Baccarini, Kabir Tavani, Matteo Milani che si affiancano ai ‘vecchi’ Marco Giallini, Gianmarco Tognazzi, Gianpaolo Morelli e Liliana Fiorelli. Sono tutti bravissimi attori che si affacciano per la prima volta nell’universo di Sky e per noi è molto importante.

D. Maurizio Lastrico sembra sarà un personaggio chiave: come l’hai scelto?

R. Il suo è un personaggio che nel 1970 muove la scena culturale del momento. Vive in una grande casa di proprietà, perché è uomo molto ricco, dove ospita gli studenti che ne hanno bisogno. Una casa in cui si svolgono anche le riunioni del collettivo. Con lui trattiamo un tema importante come quello del cercare di fare outing sull’omosessualità, cosa che allora era molto più difficile di adesso. In questo senso, c’è un bellissimo rapporto di amicizia col personaggio di Gianpaolo Morelli, che gli dice di credere di più nel futuro perché le cose cambieranno un po’.

Non ci resta che il crimine, quando esce la serie Sky?

La serie dedicata alla trilogia di Non ci resta che il crimine arriverà sugli schermi di Sky venerdì 1 dicembre 2023.