L’etichetta del miele è una questione di cui si sta dibattendo da diverso tempo e a oggi è stata introdotta una nuova norma capace di regolamentare l’annosa problematica della provenienza, rafforzando di fatto un intero comparto. Infatti, grazie alla recente normativa europea che impone l’indicazione obbligatoria dell’origine in etichetta, il settore del miele italiano può finalmente affrontare con maggior forza le sfide del mercato e la concorrenza sleale.
Etichetta del miele: nuovo obbligo UE, un cambiamento ben accolto
Negli ultimi anni, il settore del miele italiano ha subito un calo nei consumi interni e un aumento significativo dei costi di produzione, dovuto in parte al cambiamento climatico. Queste sfide, unite alla concorrenza di prodotti adulterati e a prezzi più bassi, hanno messo a dura prova i produttori italiani. Nonostante un forte recupero nella produzione (+90% nel 2022 rispetto all’anno precedente), la redditività per i produttori rimane sotto i costi di produzione.
L’Unione Nazionale Associazioni Apicoltori Italiani e altri enti del settore hanno proposto diverse misure per assicurare la sopravvivenza e la prosperità dell’apicoltura italiana. Tra queste, campagne di informazione, la creazione di un sistema di qualità nazionale, accordi con la grande distribuzione, e il potenziamento dei controlli per prevenire pratiche sleali.
La decisione dell’Unione Europea di rendere obbligatoria l’indicazione del Paese di origine sulle etichette del miele è una vittoria per i produttori italiani. Questa misura mira infatti a contrastare la diffusione di prodotti adulterati e a tutelare le produzioni autentiche, aumentando la trasparenza per i consumatori.
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La nuova etichetta del miele contro le contraffazioni
Il miele contraffatto, prevalentemente derivato da sciroppi di grano, riso e barbabietola da zucchero, rappresenta quasi la metà del miele importato in Europa. La nuova normativa UE si pone l’obiettivo di contrastare efficacemente queste frodi, salvaguardando l’integrità del mercato del miele.
La nuova normativa ha varato diverse modifiche alla Direttiva Miele 2001/110/CE, da sempre mal sopportato dagli apicoltori italiani e da alcuni apicoltori europei, come quelli sloveni, che si sono sentiti minacciati nella definizione di qualità e autenticità dei loro prodotti, non solo a difesa dell’interesse delle aziende produttrici, ma anche dei consumatori, che a un prezzo poco competitivo trovano e acquistano miele adulterato sugli scaffali.
Il problema di questa Direttiva tanto discussa sta proprio nel fatto di non rendere obbligatoria l’indicazione della provenienza in etichetta, quindi la chiara indicazione del Paese origine, nonché il dato sulle percentuali di miele impiegato per le miscele disponibili in commercio.
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Le reazioni
Soddisfatto della nuova norma europea, il presidente della Federazione Apicoltori Italiani, Raffaele Cirone, il quale ha affermato che le nuove regole riguardano sia i consumatori, sia gli apicoltori, andando a portare una maggiore trasparenza delle etichette e rafforzando l’azione di contrasto contro il miele contraffatto e le relative frodi.
Ma Cirone va ben oltre, visto che la FAI aveva adottato sin dagli anni Ottanta un sigillo tricolore per indicare la provenienza geografica del miele. L’obiettivo, per Cirone, è anche quello di scoprire chi commette queste frodi.
Lo scopo a cui miriamo è quello di far venire allo scoperto quegli Stati membri dell’Unione europea che nazionalizzano il miele extracomunitario, aggirando i dazi doganali e commercializzando miscele di mieli a prezzi insostenibili per gli apicoltori europei e italiani.
Anche Carlo Piccinini, presidente di Fedagripesca, ha accolto con molta positività la notizia:
La battaglia per una etichettatura trasparente sul miele è da tempo una priorità importante per il sistema cooperativo, portata avanti e difesa nei vari contesti, nazionali e comunitari. Non possiamo quindi che accogliere con grande soddisfazione la notizia arrivata dal Parlamento europeo, che ha vietato la commercializzazione di miele che non indichi chiaramente in etichetta non solo il Paese di origine del prodotto, ma anche l’indicazione, in caso di provenienza da più Paesi, della rispettiva percentuale nella miscela.