Il popolo curdo, con una stima di circa 35 milioni di persone, rappresenta uno dei più grandi gruppi etnici senza uno stato sovrano. Distribuiti in un’area montagnosa che si estende tra Turchia, Iran, Iraq e Siria, i Curdi costituiscono la quarta etnia principale del Medio Oriente. Nonostante la loro significativa presenza, non esiste uno Stato del Kurdistan riconosciuto internazionalmente, una realtà che pone i Curdi in una situazione unica e complessa a livello geopolitico. Intanto, quarantacinque anni fa, il 27 novembre del 1978, nasceva il PKK, acronimo che sta per il Partito dei Lavoratori del Kurdistan. La nascita del PKK segna un momento storico importante per il popolo curdo.

Prima della nascita del PKK: chi è il popolo curdo

Il territorio abitato dai Curdi è noto per la sua abbondanza di risorse naturali, in particolare petrolio e risorse idriche. Questa ricchezza ha spesso attratto l’interesse di potenze esterne e locali, contribuendo a una storia di conflitti e tensioni nella regione.

La lingua curda appartiene al gruppo delle lingue iraniche, che comprende anche il farsi e il pashto, e si distingue dal turco. I curdi hanno una storia complessa riguardo alla conservazione della loro lingua, con molti intellettuali curdi che hanno storicamente utilizzato il turco, limitando la documentazione scritta in curdo. Esistono diverse varietà della lingua curda, tra cui il kurmanji, il sorani e il pehlewani, ciascuna con caratteristiche distintive.

Il contesto storico: dal tramonto dell’Impero Ottomano alle politiche di assimilazione

La fine dell’Impero Ottomano e la nascita dei moderni stati nazionali nel Medio Oriente hanno avuto un impatto significativo sui Curdi. Il Trattato di Sèvres del 1920 prevedeva inizialmente la creazione di un Kurdistan indipendente, ma questa possibilità fu respinta con il successivo Trattato di Losanna del 1923. In diversi stati, i Curdi sono stati soggetti a politiche di assimilazione forzata, deportazioni e restrizioni sulla loro lingua e cultura.

Il regime di Saddam Hussein in Iraq ha avuto un impatto devastante sui Curdi, culminato nell’attacco chimico di Halabja del 1988, che causò la morte di circa 5.000 curdi. Questo evento è stato uno dei più tragici esempi di violenza contro i Curdi nella storia recente.

La nascita del PKK

Il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) emerse nel 1978 come evoluzione di un’organizzazione maoista di Ankara, guidato da Abdullah Öcalan. Questa trasformazione avvenne in un periodo turbolento seguito al colpo di Stato militare in Turchia del 1971. Il partito, originariamente con un forte sostegno turco, iniziò una lotta contro le istituzioni governative turche, influenzando profondamente la politica della regione.

Con il colpo di Stato del 1980 in Turchia, il governo impose il divieto della lingua e della cultura curda, provocando un’escalation di tensioni. Il PKK, come molti altri partiti politici, subì una dura repressione, con l’esecuzione di condanne a morte, arresti e indagini su larga scala.

Il PKK è stato dichiarato un’organizzazione terroristica da diversi Stati, tra cui Stati Uniti, Unione Europea e Turchia. Il partito ha una storia di lotta armata e politica per i diritti dei curdi, che ha incluso sia azioni violente che movimenti pacifici.

Nonostante la definizione di organizzazione terroristica, questa designazione è stata oggetto di dibattiti e controversie, con alcuni gruppi che chiedono di riconsiderare il suo status in base al suo ruolo nella lotta contro lo Stato Islamico e nella difesa dei diritti dei curdi.

Dal 1999, sotto la guida di Öcalan, il PKK ha subito un cambiamento ideologico, passando dal marxismo-leninismo al confederalismo democratico. Il partito è noto anche per il suo impegno nella difesa dei diritti delle donne, che hanno un ruolo significativo nelle sue milizie armate.

Il PKK si distingueva dai partiti tradizionali curdi, puntando non solo all’autodeterminazione etnica ma anche a una riforma sociale più ampia. Il partito si posizionava contro la semplice idea di uno stato nazionale curdo, proponendo un progetto politico più itinerante e trasversale. Nelle accademie di addestramento del PKK, le reclute curde subivano un processo di spoliazione dell’identità nazionale, abbracciando un’identità curda transnazionale. Questo processo enfatizzava l’abbandono di elementi nazionali in favore di una lotta armata e politica più ampia.

Inoltre, il PKK si caratterizzava per la sua natura non territoriale, con quartier generali mobili situati prevalentemente nelle montagne di Qandil, al confine di quattro paesi con presenza curda. Questa posizione strategica aveva l’obiettivo di agevolare le operazioni militari e politiche del movimento.

Dopo la nascita del PKK alla fine degli anni Settanta, l’evoluzione nel nuovo millennio

All’inizio del 2000, il PKK iniziò un processo di regionalizzazione, creando partiti politici e gruppi armati nei vari paesi con popolazione curda. Questo ampliava la base di supporto per le idee di Abdullah Öcalan, pur mantenendo un controllo centralizzato.

Il conflitto tra Stato Turco e PKK: una panoramica

Il confronto tra lo Stato turco e il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) si è intensificato nel corso degli anni. Nel 1993, il PKK si avvicinò ad una possibile soluzione pacifica, collaborando con il PDK e l’UPK, proponendo la cessazione delle ostilità in cambio di negoziati per l’autonomia curda. Tuttavia, questo tentativo di pace fu percepito dal governo turco come un pretesto per riarmarsi, portando a una maggiore repressione.

La tregua si interruppe rapidamente a causa della diffidenza turca. Simpatizzanti e sostenitori del PKK, inclusa la parlamentare Leyla Zana, furono arrestati. Le affermazioni di Zana sul diritto dei curdi a uno stato indipendente intensificarono le tensioni, segnando una svolta nel conflitto.

L’inizio del nuovo millennio vide l’Europa coinvolgersi maggiormente nella questione curda, ma gli attacchi dell’11 settembre 2001 complicarono la situazione, con il PKK inserito nella lista delle organizzazioni terroristiche. Leggi più severe in Turchia contro i sostenitori del PKK, paradossalmente, aumentarono il sostegno per la causa curda.

Il Rojava e il conflitto siriano

Gli anni 2010 hanno visto una serie di eventi significativi nel conflitto curdo, tra cui attacchi mortali da entrambe le parti e il tentativo di una soluzione politica. Il cessate il fuoco annunciato da Öcalan nel 2013 e il supporto del PKK alla rivoluzione del Rojava contro l’ISIS hanno segnato momenti cruciali nel conflitto.

Con lo scoppio del conflitto siriano nel 2011, i curdi hanno guadagnato una maggiore visibilità internazionale, in particolare attraverso la creazione della Federazione del Nord della Siria, nota anche come Rojava. La regione ha giocato un ruolo chiave nella lotta contro lo Stato Islamico, ma è stata anche oggetto di tensioni con la Turchia, che vede i curdi del Rojava come affiliati al PKK.

Il conflitto siriano ha offerto nuove opportunità e sfide per il PKK, in particolare con l’ascesa del PYD e delle sue forze armate, lo YPG. La guerra ha portato a una significativa espansione territoriale e militare, che ha trasformato le dinamiche interne del movimento curdo.

Il conflitto ha trasformato la natura interna dell’Unità di Protezione del Popolo (YPG), l’ala militare del PKK in Siria. Questa evoluzione ha portato a una diluizione della composizione originale dell’YPG e a un cambio nelle sue priorità, allontanandosi dalle linee guida stabilite dal PKK a Qandil.

Le violenze sistematiche contro le donne militanti curde sono state una tattica usata dall’esercito turco per umiliare il nemico. D’altra parte, secondo Amnesty International, anche le forze curde in Siria hanno commesso violazioni dei diritti umani, come trasferimenti forzati e demolizioni di case della popolazione araba locale.

Il futuro dei curdi

Il futuro dei curdi rimane incerto, con il dibattito interno al movimento nazionalista curdo che continua a evolversi. La questione dell’autogoverno e dell’indipendenza curda rimane un tema centrale, influenzato dalle dinamiche politiche e militari regionali e internazionali.