Chi è Valeria Fonte? La divulgatrice femminista famosa sui social per il suo attivismo contro il linguaggio misogino e talvolta tossico.

Valeria, classe 1998, è laureata in Italianistica all’Università di Bologna e nonostante la sua giovane età da tempo porta avanti una lotta contro la violenza di genere.

La sua battaglia nei confronti della violenza di genere è sia politica che morale, ma soprattutto personale. Infatti tutto è cominciato dopo che quattro anni fa una persona ha condiviso in rete foto e video intimi senza il suo consenso.

La giovane ha subito denunciato ma nulla è riuscito a lenire quel dolore e da quel momento infatti Valeria si porta dentro tanta rabbia per ciò che le è successo.

Con il tempo questo bisogno di giustizia ha alimentato sempre di più il suo attivismo femminista e la sua attività di influencer sui social diventando oggi una vera e propria divulgatrice invitata nelle scuole di tutta Italia per discutere di questo tema sempre più attuale e delicato.

Nelle ultime settimane il nome di Valeria è stato accostato a una frase relativa all’omicidio di Giulia Cecchettin uccisa dal suo ex fidanzato Filippo Turetta.

“È stato il vostro bravo ragazzo” è questa la frase che ha condiviso sui social nel giorno del ritrovamento del cadavere della 22enne.

La frase è diventata subito virale, venendo ripetuta durante i cortei anti violenza di genere di questi giorni e ripresa anche dalla stessa sorella della vittima, Elena, che l’ha fatta sua.

In poco tempo questa dichiarazione così diretta e chiara è diventata il simbolo di dolore davanti a quello che è stato il 105esimo femminicidio in Italia nel 2023.

Chi è Valeria Fonte: la sua attività

Nel 2022 proprio sulla violenza di genere scrive il suo primo libro “Ne uccide più la lingua”, dove decide di unire le sue competenze accademiche al bisogno di scardinare l’odio delle parole.

Secondo Valeria tutti questi episodi di violenza, che nell’ultimo periodo si stanno sempre di più diffondendo, l’ultimo nel tempo proprio l’omicidio di Giulia Cecchettin, sono solo la punta dell’iceberg di un problema ben più profondo e che di fatto nasce dalla struttura della società.

Per lei infatti proprio dalla società bisogna iniziare ad intervenire con l’istruzione delle scuole, a partire da quelle dei più piccoli.

Spesso Valeria, nei suoi interventi sottolinea l’importanza di “educare al consenso”, in modo che la società contemporanea faccia i conti con un grosso problema che non accenna a diminuire. Parlare di questo nelle scuole serve a mettere le basi della cultura del consenso, che senza alcun dubbio, con il tempo debellerà quella dello stupro.

L’importanza dell’educazione nelle scuole

Infine, sempre sulla questione di educare i giovani a una cultura del consenso e dell’ascolto del proprio partner, Valeria si è esposta anche sull’iniziativa del governo di introdurre nelle scuole l’ora di “educazione alle relazioni”.

La proposta però secondo la divulgatrice pare non essere idonea a ciò di cui la società ha bisogno e non è sufficiente per arginare il problema. La giovane attivista propone un’educazione affettiva, sessuale e digitale completa a cui vanno dedicate tante ore, quanto quelle di altre materie fondamentali. 

Solo così, sottolinea più volte Valeria, si potranno avere dei risultati. Iniziando oggi, forse tra due generazioni si potranno vedere i primi cambiamenti.

Anche le parole poi devono essere sempre tenute in considerazione e devono essere usate al meglio, in questo modo la discriminazione e la violenza di genere potranno essere fermate.

È il caso, ad esempio, del termine “revenge porn”, un’espressione inglese entrata a pieno regime nella lingua italiana che indica la condivisione non consensuale di materiale sessualmente esplicito che nella nostra lingua si traduce come “vendetta porno”.

Due parole che nascondono, secondo Fonte, una visione distorta del fenomeno, che colpevolizza la vittima. Per evitare che ciò accada è infatti importante al meglio focalizzando l’attenzione sull’utilizzo delle parole.

Tuttavia non serve solo un’educazione adeguata ma anche finanziamenti all’autonomia delle donne e leggi più strutturate per la tutela e la credibilità della vittima.

Le forze dell’ordine devono ricevere una formazione specifica sulla violenza di genere.