È ancora giallo sul movente dell’omicidio consumatosi sabato notte nel quartiere San Geremia di Venezia, costato la vita al 25enne di origine tunisina Ben Khalil Mallat. Tra le ipotesi al vaglio degli inquirenti ci sarebbe quella di un regolamento di conti per droga tra la vittima e il carnefice, il 33enne veneziano Raffaele Marconi, ma anche quella di un litigio scaturito da alcune frasi provocatorie rivolte da Mallat alla moglie dell’uomo arrestato.

Omicidio a Venezia, al vaglio degli inquirenti il movente

I fatti risalgono allo scorso sabato. Ben Khalil Mallat era morto tra la mezzanotte e l’una del mattino dopo essere stato raggiunto da diversi colpi di arma da fuoco all’interno di un bar gestito da bengalesi, l’Hala Food, nel quartiere San Geremia di Venezia.

A spararli, togliendogli la vita, sarebbe stato il 33enne veneziano Raffaele Marconi, uscito di casa circa un’ora prima dell’agguato con la scusa di “portare fuori il cane”. Poco prima i due avevano avuto un’accesa discussione.

Marconi, insanguinato, era tornato a casa e, senza dare spiegazioni, era uscito di nuovo imbracciando un fucile, l’arma del delitto. Sembra che entrambi avessero precedenti per droga. Per questo, tra le ipotesi al vaglio degli inquirenti, ci sarebbe quella di un regolamento di conti.

Ma esiste anche la possibilità che vittima e carnefice avessero discusso a causa di una donna, forse la moglie di Marconi. Mallat potrebbe essersi riferito a lei con pesanti apprezzamenti e parole denigratorie, provocando Marconi insieme a un suo connazionale. L’avrebbe definita “una donna facile”.

Se si conoscessero non è chiaro. Il 25enne ucciso avrebbe provato a difendersi tirando fuori un coltello e colpendo al collo Marconi, che a sua volta avrebbe quindi deciso di armarsi, inseguendolo e prendendolo di mira. Davanti al pubblico ministero per ora si è avvalso della facoltà di non rispondere. È difeso dall’avvocata Stefania Pattarello.

Le indagini e l’arresto del sospettato Raffaele Marconi

I carabinieri avrebbero trovato l’arma del delitto in un canalone del centro storico di Venezia. Le attività investigative erano partite immediatamente dopo i fatti, concludendosi in brevissimo tempo con l’arresto del sospettato. A farlo sapere era stata una nota emanata dal prefetto della città lagunare, Michele Di Bari.

Sono state attuate tutte le misure per assicurare, nell’immediatezza, una adeguata cornice di sicurezza a tutela dell’incolumità pubblica, avviando senza ritardo le attività investigative che, nel giro di poche ore, hanno consentito di identificare e fermare il presunto autore del reato,

c’era scritto. Marconi infatti era riuscito a scappare e a non farsi cogliere in flagrante. Con il passare delle ore, grazie alle testimonianze dei presenti – incluso il coinquilino della vittima – e ai filmati delle videocamere di sorveglianza, si era riusciti ad identificarlo e a rintracciarlo. Vivrebbe nel sestiere di Cannaregio insieme alla moglie e ai due figli e lavorerebbe da anni per l’azienda Laguna Trasporti e Manutenzioni.

L’omicidio di Giulia Cecchettin a Vigonovo

L’omicidio di Venezia segue di qualche settimana quello della 22enne Giulia Cecchettin, uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta dopo essere stata sequestrata a Vigonovo. Si erano lasciati ad agosto per volere della giovane, che non sopportava più l’essere “geloso e possessivo” del ragazzo; lui però continuava a ricattarla emotivamente, convincendola a vederlo con la minaccia che altrimenti si sarebbe tolto la vita.

Sabato 11 novembre erano usciti per andare al centro commerciale. Attorno alle 20 qualcuno li aveva avvistati a un tavolino del McDonald’s del “Nave da Vero”, a Marghera. Poche ore dopo, ormai sotto casa della giovane, lui l’avrebbe aggredita per due volte. Poi ne avrebbe abbandonato il corpo nei pressi del lago di Barcis, dandosi alla fuga. Sarebbe stato catturato in Germania. Da tre giorni si trova in carcere a Verona, dove oggi, 27 novembre, vedrà il suo avvocato difensore in vista dell’interrogatorio con il giudice per le indagini preliminari e il pubblico ministero che si occupa del caso.