Il Reddito di libertà è una misura destinata alle donne vittima di violenza, con l’obiettivo di garantire loro un’indipendenza economica: per il 2023 sono previsti nuovi fondi. Per il Fondo per il Reddito di libertà sono stati stanziati 6 milioni di euro in più a decorrere dal 2024.

La domanda per ottenere il sussidio mensile deve essere presentata all’Inps e, una volta accolta, il contributo sarà erogato dalle Regioni e dalle Province autonome.

Nel testo, spieghiamo cos’è e come funziona, a chi spetta, ma prima di tutto parliamo dei nuovi fondi stanziati a decorrere dal 2024.

Reddito di libertà, nuovi fondi per il 2024

Il Fondo per il Reddito di libertà per le donne vittime di violenza, per il 2024, si arricchisce di nuovi fondi. La Legge di Bilancio prevede lo stanziamento di 6 milioni di euro a decorrere dal 2024, rendendo strutturale la misura nata nel 2020.

Il Fondo punta a favorire percorsi di autonomia e di emancipazione delle donne vittime di violenza in condizione di povertà.

Il contributo è finalizzato a sostenere le spese per assicurare l’autonomia abitativa e la riacquisizione dell’autonomia personale e dei figli.

La misura è stata introdotta dall’articolo 3, comma 1, del decreto del presidente del Consiglio datato 17 dicembre 2020 e, adesso, è diventata strutturale.

Cos’è e a chi spetta

Il Reddito di libertà è un sussidio economico, erogato mensilmente e riconosciuto per un solo anno alle donne vittime di violenza. Il contributo è stato istituito per garantire e favorire l’indipendenza economica, l’emancipazione e percorsi di autonomia per le donne vittime di violenza, che si trovano in condizioni di povertà.

Lo scopo della misura, inoltre, è anche quello di contenere gli effetti negativi aggiunti provocati dalla pandemia di Covid-19, su una categoria già abbastanza provata.

A chi spetta? La misura può essere richiesta dalle donne vittime di violenza, sole oppure con figli minori a carico, che sono già seguite dai centri anti violenza, i quali devono essere riconosciuti dalle Regioni e dai servizi sociali.

I requisiti richiesti sono i seguenti:

  • Residenza in Italia;
  • Cittadinanza italiana o comunitaria;
  • Aver intrapreso un percorso di fuoriuscita della violenza, presso i centri antiviolenza riconosciuto dalle Regioni e dai servizi sociali;
  • Trovarsi in una particolare condizione di povertà e di vulnerabilità, nonché di “urgenza e di bisogno”.

Come funziona e importo

Il Reddito di libertà viene riconosciuto dall’Inps previa la presentazione di apposita domanda. Il contributo viene riconosciuto una sola volta per un importo di 400 euro, su base mensile, per un massimo di 12 mesi.

La misura ha lo scopo di coprire le spese e assicurare alla vittima di violenza il raggiungimento dei seguenti obiettivi:

  • Autonomia abitativa;
  • Percorso scolastico e formativo per i figli;
  • Acquisizione di un’autonomia personale a seguito di episodi di violenza.

Anche se la domanda per il riconoscimento del Reddito di libertà deve essere presentata all’Inps, il contributo verrà erogato dagli enti locali, ovvero i Comuni per conto delle Regioni.

Come presentare la domanda

Le donne vittime di violenza interessate devono presentare la domanda all’Inps, direttamente oppure mediante un rappresentante legale o un delegato, tramite il proprio Comune di residenza. Per presentare la domanda deve essere utilizzato il modello allegato alla circolare esplicativa dell’Inps.

La suddetta circolare illustra anche le funzionalità di accesso al servizio online e le conseguenti modalità operative e contabili.

Il budget è comunque limitato e può capitare che non tutte le domande vengano accolte. Le domande non ammesse potranno, però, essere accolte in un momento successivo, in caso di respingimento di domande già presentate.

Leggi anche: Violenza sulle donne: il ruolo chiave delle madri dei maschi per sperare in una società migliore e Violenza sulle donne, Fiorella Mannoia al Governo: “In manovra niente fondi per i centri antiviolenza”