In Cina prosegue una nuova ondata di malattie respiratorie, dai sintomi simili alle polmoniti. L’incremento dei casi è stato tale da spingere l’OMS a richiedere nuove informazioni alle autorità cinesi. Il virus non sembra però insorgere da nuovi agenti patogeni ma si tratterebbe di una forma già nota da tempo.
“Gruppi di infezioni respiratorie sono dovuti a una sovrapposizione di virus comuni come influenza, rinovirus, virus respiratorio sinciziale o RSV, adenovirus e batteri”.
L’avviso era arrivato per primo da ProMed, il sistema di sorveglianza delle malattie emergenti dell’Isid, l’International Society for Infectious Diseases. Il 22 novembre scorso faceva riferimento a casi di “polmonite non diagnosticata”, evidenziando febbre alta nei bambini, senza tosse.
Cina, allarme polmoniti: i sintomi
I sintomi rinvenuti sembrano essere quelli classici di una polmonite. Vale a dire febbre, assenza di tosse e noduli polmonari, rilevabili mediante una radiografia. L’origine di questi ultimi è spesso dovuto a infezioni batteriche e non virali, ma non è escluso a priori che possano formarsi dopo un’infezione virale come l’influenza.
In Cina potrebbe essere in corso ora quanto è accaduto diversi mesi fa in Europa, in corrispondenza della revoca delle restrizioni dovute alla pandemia. Alcuni esperti, infatti, hanno fatto un paragone tra questi casi e gli episodi di virus respiratorio sinciziale nei bambini.
Come intervenire tempestivamente
L’OMS ha da un lato sollecitato la Cina a trasmettere con celerità ogni informazione su queste malattie respiratorie, dall’altro le autorità di Pechino hanno denunciato come il picco dei pazienti non ha sovraccaricato gli ospedali del Paese. Nei pazienti tracciati, si è evidenziato un aumento delle malattie respiratorie dovute a infezioni batteriche, RSV, influenza e virus del raffreddore, quest’ultimo particolarmente comune a partire dall’ottobre scorso.
In ogni caso, i recenti trascorsi tra Cina e OMS non sono buoni e questo rende ancora più pesante il clima che dovrebbe essere di distesa collaborazione. Entrambi, infatti, si rimpallano l’accusa di scarsa trasparenza a proposito del Covid-19.