Nei primi giorni trascorsi in carcere a Verona Filippo Turetta ha chiesto libri da leggere e ansiolitici per dormire. Per motivi di sicurezza è stato messo sotto sorveglianza nel reparto infermeria, in cella con un detenuto che si è macchiato di reati altrettanto gravi. Ieri ha voluto incontrare il frate cappellano. Per oggi attende invece la visita del suo legale di fiducia, l’avvocato Giovanni Caruso, in vista dell’interrogatorio con il gip.
Filippo Turetta in carcere a Verona: oggi l’incontro con il suo avvocato in vista dell’interrogatorio
Sabato scorso Turetta aveva già visto il suo avvocato per un primo incontro conoscitivo. Oggi, 27 novembre, i due dovranno entrare nel merito delle accuse rivolte al 22enne, per discutere la strategia difensiva da adottare nel corso dell’interrogatorio con il gip Benedetta Vitolo e il pubblico ministero Andrea Petroni, previsto per domani, 28 novembre.
Il giovane, in pratica, dovrà decidere insieme al legale se rispondere alle domande che gli verranno poste, rendere dichiarazioni spontanee – fornendo una ricostruzione di quanto accaduto la notte di sabato 11 novembre e nei giorni successivi – oppure avvalersi della facoltà di non rispondere. Caruso potrebbe anche presentare l’istanza per sottoporlo a una perizia psichiatrica.
L’avvocato che assiste la famiglia della vittima, Stefano Tigani, ha già fatto sapere che, in tal caso, nomineranno dei consulenti di parte. Per ora si tratta solo di ipotesi. Turetta, arrivato in carcere a Verona lo scorso sabato con un volo di Stato, per ora apparirebbe “tranquillo”. Nelle scorse ore ha chiesto libri da leggere e ansiolitici per dormire, ma avrebbe anche incontrato il frate cappellano, chiedendo agli agenti della polizia penitenziaria cosa lo aspetterà prossimamente.
I punti da chiarire sull’omicidio di Giulia Cecchettin
Una volta terminate le visite mediche, il giovane sarà trasferito in un reparto per detenuti protetti. È accusato di omicidio volontario aggravato dal vincolo affettivo e sequestro di persona, ma la Procura potrebbe anche decidere di contestargli altri reati – l’occultamento di cadavere, per aver nascosto il corpo della vittima, ad esempio – e aggravanti aggiuntive.
Non solo quella della crudeltà e dei motivi abietti, su cui si dovrà fare chiarezza in fase di autopsia, il prossimo primo dicembre, ma anche quella della premeditazione, che comporta l’ergastolo. Diversi elementi farebbero pensare, infatti, che Turetta avesse programmato l’agguato mortale ai danni dell’ex fidanzata.
Innanzitutto gli oggetti rinvenuti nella sua auto – denaro in contante, guanti, una sim prepagata, un secondo coltello -; poi, il presunto sopralluogo che il 22enne avrebbe effettuato il pomeriggio dell’omicidio nella zona industriale di Fossò, dove Giulia Cecchettin è stata uccisa lo scorso 11 novembre dopo essere stata colpita una prima volta a circa 150 metri da casa, a Vigonovo.
La testimonianza di un’amica della vittima
I due ragazzi si erano lasciati ad agosto per volere di lei, ma continuavano a vedersi da amici. Sembra infatti che Filippo ricattasse emotivamente Giulia, dicendole che se lei si fosse allontanata lui si sarebbe ammazzato.
Lui la manipolava,
ha raccontato un’amica della giovane a Quarto Grado, spiegando che lei, a sua volta, era troppo buona per ferirlo, si sentiva in colpa e aveva paura che dai suoi comportamenti sarebbe dipeso un gesto estremo del ragazzo. Non immaginava, forse, che sarebbe potuto arrivare a tanto, togliendole la vita.
In un audio inviato alle amiche qualche settimana prima dell’omicidio chiedeva però consiglio su come potersi liberare di lui: giovedì 16 novembre si sarebbe laureata in Ingegneria biomedica e per lei avrebbe avuto inizio una nuova vita. Ad ottobre aveva iniziato a frequentare una scuola internazionale di fumetto di Reggio Emilia. Voleva diventare un’illustratrice di libri per bambini e ragazzi. Non è un caso, forse, che accanto al suo corpo ne sia stato trovato uno.