A una settimana dalla scomparsa di Kimberly Bonvissuto a Busto Arisizio, i genitori della 20enne sono tornati a lanciare un appello. Il loro timore è che la ragazza, allontanatasi da casa senza cambi e con il cellulare spento, possa essere finita nei guai. Per il momento la Procura che si occupa del caso non esclude nessuna pista.

Cosa sappiamo della scomparsa di Kimberly Bonvissuto a Busto Arsizio

La giovane, di 20 anni, sarebbe stata vista per l’ultima volta la scorsa domenica. Ai genitori aveva detto che sarebbe uscita a cena con la cugina, sua coetanea, che agli inquirenti però ha raccontato di non averla mai incontrata: Kimberly Bonvissuto, in realtà, avrebbe dovuto vedersi con un ragazzo conosciuto sui social.

Quando si è allontanata dalla sua abitazione indossava una tuta grigia, scarpe nere e un giubbotto invernale Colmar. Con sé aveva il telefono cellulare, che però avrebbe spento quasi subito. Nessun cambio, nessuna valigia. Niente che potesse far pensare che sarebbe rimasta via a lungo, che avesse pianificato una fuga, un allontanamento volontario.

Alcune segnalazioni ci sarebbero state e sarebbero già al vaglio di chi indaga, ma il timore della famiglia è che possa esserle accaduto qualcosa. Che nel tragitto verso l’appuntamento Kimberly possa aver incontrato qualche malintenzionato. Oppure che malintenzionato fosse proprio il ragazzo che doveva vedere. Nessuna pista, al momento, è esclusa.

Il nuovo appello lanciato dai genitori

Nelle scorse ore, a una settimana esatta dalla sua sparizione, i genitori sono tornati a lanciare un appello, chiedendole di farsi sentire e di far sapere loro che sta bene.

Da una settimana siamo in queste condizioni. Senza sapere, con la paura […]. Siamo terrorizzati. Kimberly non si era mai allontanata senza farci più avere sue notizie,

ha riferito la madre Graziana Tuccio ai giornalisti e, rivolgendosi a lei, ha detto:

Ti prego, facci sapere come stai, torna. Poi recupereremo tutto insieme.

Una richiesta a cui ha fatto eco quella del padre Mariano.

Se mi stai ascoltando, accendi il telefono. Chiamaci, facci sapere che stai bene – ha detto l’uomo -. Stiamo morendo, qualunque cosa sia successa la affronteremo insieme e la supereremo insieme. Ma ti prego, torna a casa.

L’uomo è apparso molto provato e ai giornalisti che sono riusciti ad intercettarlo ha confessato di provare molta paura, “soprattutto visto quello che è successo pochi giorni fa”. Il riferimento è all’omicidio di Giulia Cecchettin, consumatosi a Vigonovo, in provincia di Venezia, lo scorso 11 novembre.

Anche il suo caso – che ha portato in carcere per omicidio volontario aggravato e sequestro di persona l’ex fidanzato Filippo Turetta – era iniziato con una denuncia di scomparsa presentata dai familiari. La 22enne era uscita di casa attorno alle 18 per acquistare le scarpe che avrebbe dovuto indossare il giorno della discussione di laurea, prevista per il giovedì successivo.

Alle 20 era stata avvistata insieme all’ex, con cui continuava ad uscire da amica, ai tavolini di un McDonald’s di Maghera. Poche ore dopo sarebbe stata uccisa in “due atti di inaudita ferocia”, come ha scritto il gip Benedetta Vitolo nell’ordinanza di custodia cautelare nei confronti del killer.

Seguendo suo padre ho pianto e adesso provo la stessa angoscia. Credo con tutto me stesso che Kimberly stia bene. Ma l’ansia, il non sapere, il non avere sue notizie ci sta logorando,

ha detto il papà della ragazza di Busto Arsizio pensando a Gino Cecchettin.

Papù uniti dal dolore per la scomparsa delle figlie

Sono tanti i papà che negli scorsi giorni hanno voluto dedicare un pensiero al papà di Giulia Cecchettin. Tra loro anche Vincenzo Gualzetti, che nel giugno del 2021 perse la figlia Chiara in circostanze simili. La ragazza, di appena 15 anni, fu attirata in una trappola e uccisa a coltellate da un 16enne di cui si era invaghita, che le aveva promesso una passeggiata in natura.

Il ragazzo, di nome Andrea Iavarone, è stato condannato a 16 anni e 4 mesi di carcere. Non si è mai pentito di ciò che ha fatto, dando la colpa a un demone, una voce interiore che gli avrebbe chiesto di “agire”. Parlavamo del processo a suo carico e della terribile vicenda di Chiara in questo articolo: Chiara Gualzetti: l’omicidio, l’autopsia, il processo al killer 16enne. La storia.