L’omicidio di Giulia Cecchettin da parte dell’ex fidanzato Filippo Turetta avrà riportato alla mente di molti un’altra storia, quella di Chiara Gualzetti, la 15enne uccisa a Monteveglio, in provincia di Bologna, da un suo coetaneo. Una storia iniziata il 27 giugno del 2021, conclusasi con una condanna a 16 anni e 4 mesi di carcere per il killer minorenne, attualmente detenuto in una struttura per minori in Sardegna.
La storia di Chiara Gualzetti, uccisa da un coetaneo a Monteveglio nell’estate del 2021
Chiara Gualzetti aveva 15 anni quando, il 27 giugno del 2021, fu attirata in una trappola da un coetaneo, un ragazzo di cui si era invaghita, e uccisa a coltellate nei pressi dell’abbazia di Monteveglio, in provincia di Bologna, con “inaudita furia”, come scrisse il gip del Tribunale per i minorenni nel trarre in arresto il suo assassino, il 16enne Andrea Iavarone.
Il giovane le aveva dato appuntamento per una passeggiata; poi, dopo averla portata in un posto isolato, l’aveva colpita al petto e al collo con un coltello da cucina e a mani nude, prendendola a pugni e a calci fino a lasciarla inerme, nascondendone il corpo in un terreno. Lo stesso in cui sarebbe stato trovato un giorno dopo la denuncia di scomparsa presentata dai genitori.
Una volta arrestato, aveva confessato di essere stato spinto ad “agire” da un demone, Samae. Stando a quanto emerso nel corso delle indagini, a un’amica, in un messaggio, aveva preannunciato ciò che avrebbe fatto, dicendo:
Dovrò far fuori una ragazza.
Il processo a carico del killer 16enne
Al termine del processo a suo carico, celebrato con rito abbreviato su richiesta della difesa, i giudici della Corte d’Assise d’Appello di Bologna avevano condannato il 16enne a 16 anni e 4 mesi di carcere, confermando la sentenza già emessa in primo grado.
Nelle motivazioni, rese note a 90 giorni dalla decisione, scrivevano che non ha mai mostrato pentimento per ciò che ha fatto, riservando alla vittima “parole spregievoli” e continuando a dare la colpa al suo demone, alle voci che dice di sentire, invece che a sé stesso.
L’omicidio, infatti, si sarebbe consumato, dopo essere stato pianificato nel dettaglio, per via della sua personalità, “fortemente disturbata, ma lucida e pienamente capace di intendere e di volere”. Una personalità priva di empatia e di freni inibitori, come dimostra anche il fatto che, prima della condanna, finse di aver ucciso il suo compagno di cella dicendo di essere “impazzito di nuovo” dopo aver ricoperto tutto con del ketchup.
Le parole del papà di Chiara Gualzetti sull’omicidio di Giulia Cecchettin
La mamma di Chiara Gualzetti è morta lo scorso luglio a causa di una malattia dopo aver combattuto una lunga battaglia. Il papà Vincenzo, rimasto solo, di recente si è espresso pubblicamente sull’omicidio di Giulia Cecchettin, consumatosi a Vigonovo l’11 novembre.
Con la sua storia ho cominciato un po’ a rivivere tutto quello che è stato. Chiara è scomparsa la domenica, l’abbiamo trovata il lunedì. Questo povero papà (Gino Cecchettin, ndr) è stato sei giorni in attesa e per lui è stato più pesante. Nel tempo delle ricerche uno aspetta, magari si fa diecimila idee, si aggrappa a tutte le speranze, non vuol mai pensare ad una cosa del genere. Quando poi ti sbattono la realtà in faccia, deve essere stata una bella botta,
ha dichiarato, ricordando anche di star portando avanti una battaglia affinché si alzino le pene per i minorenni che si macchiano di reati simili. A riportarlo è l’Ansa. Ieri, in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne, nel giardino dell’Alberghiero Veronelli di Casalecchio – dove Chiara studiava – è stata inaugurata una panchina rossa in memoria di sua figlia.
Un gesto per far sì che lei e la sua storia non vengano dimenticate; un simbolo, per ricordare che quest’anno si sarebbe diplomata. Un po’ come Giulia, che da Filippo è stata strappata alla vita a pochi giorni dalla discussione di laurea: un traguardo sfiorato dopo anni di impegno e di sacrifici.
Potrebbe interessarti: Omicidio Cecchettin, prima notte in carcere a Verona per Filippo Turetta. L’avvocato: “Provato e disorientato”. Martedì l’interrogatorio