Cosmos rappresenta uno dei progetti che sin dal suo apparire ha lasciato intravvedere grandi potenzialità, non limitandosi all’aspetto puramente speculativo che caratterizza molte soluzioni che fanno riferimento all’innovazione finanziaria.

In particolare, si propone di dare risposte performanti alla mancanza di comunicazione tra le varie blockchain, tale da proporre problemi in serie, che spesso impediscono loro di estrinsecare tutte le potenzialità. Per farlo, Cosmos ha dato vita ad un progetto estremamente innovativo, che gli ha procurato grande reputazione tra gli esperti di settore.

Cosmos: cos’è e a cosa serve

Cosmos è un vero e proprio network cui partecipano più catene in grado di operare e comunicare tra di loro. Nel farlo possono contare su robuste dosi di sicurezza scalabilità, rapidità e convenienza.

Il concetto da cui trae la sua forza è che non conviene avere una sola blockchain su cui far confluire progetti da accordare tra di loro, ma è meglio avere una catena per ogni progetto in grado di stabilire proficue relazioni con le altre. Come fa Osmosis partecipando al suo ecosistema. Questo modo di funzionare ha procurato a Cosmos la definizione di “Internet of blockchains”.

In pratica, il primo problema cui pone rimedio è l’interoperabilità, ovvero la possibilità di stabilire comunicazioni tra le varie catene senza costringere gli utenti delle stesse a uscire da una blockchain per entrare in un’altra, con spreco di tempo e risorse.

A fungere da token di servizio all’interno del sistema è ATOM, che viene utilizzato soprattutto per i processi di gestione e governo del sistema. La tokenomics prevede un’offerta massima di 260 milioni di esemplari, che sono ormai quasi tutti in circolazione.

Come funziona Cosmos

Il funzionamento di Cosmos si regge su tre pilastri:

  1. Tendermint BFT, che mette insieme le esigenze di networking e consenso dando vita ad un vero e proprio motore al servizio degli sviluppatori. In particolare l’utilizzo di un meccanismo di consenso BFT (Byzantine Fault Tolerant) consente di tenere fronte all’esistenza di nodi malevoli sino ad un terzo del totale, garantendo quindi elevati livelli di sicurezza;
  2. Cosmos SDK, un framework che ospita modelli preconfezionati in grado di facilitare il lavoro degli sviluppatori. Questi, infatti, non devono partire da zero e vedono ridursi la possibilità di pericolosi bug di sistema. La presenza di Ethermint, inoltre, consente l’importazione della EVM, potendo di conseguenza contare sulla facile integrazione degli smart contract;
  3. IBC, acronimo di Inter Blockchain Comunication, un protocollo che consente lo spostamento di token e dati tra una catena e l’altra senza alcun ricorso a bridge o asset sintetici.

Per quanto riguarda il meccanismo di consenso, Cosmos ha adottato il Proof-of-Stake. Lo staking, ovvero il deposito di ATOM, è in grado di fruttare agli staker un rendimento annuo tra il 9 e il 10%.

Le prospettive per il futuro

Cosmos ha destato grande impressione sin dal suo esordio. È stato uno dei primi progetti tesi a risolvere i problemi di comunicazione esistenti all’interno del settore e lo ha fatto proponendo una serie di soluzioni estremamente innovative.

ATOM, il suo token, ha però sofferto il ruolo quasi di testimonianza che gli è stato affidato. Non servendo come strumento per il pagamento di commissioni nelle varie blockchain connesse a Cosmos, ognuna delle quali aveva già il suo coin, non ha potuto beneficiare dell’interoperabilità stabilita.

Nonostante ciò, nella classifica relativa alla capitalizzazione di mercato si trova attualmente al 24° posto. Segno evidente che la validità del progetto è stata ampiamente riconosciuta da molti investitori, i quali ritengono che Cosmos abbia tutte le caratteristiche per poter crescere ancora nell’immediato futuro. Una crescita che potrebbe del resto essere agevolata dal previsto ristabilimento della situazione dopo la gelata dell’ultimo biennio.