La nota cantautrice Fiorella Mannoia ha preso parte alla manifestazione tenutasi oggi a Roma per la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Il corteo, organizzato dalle attiviste femministe e transfemministe di Non una di meno, è partito da Circo Massimo e si concluderà in zona San Giovanni. Una presenza massiva di uomini e donne, per un totale di 50.000 persone provenienti da tutta Italia con bus, treni e automuniti.

Tra i presenti anche cariche politiche, tra cui la segretaria del PD, Elly Schlein e il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri.

L’inviato Thomas Cardinali per Tag24 ha intervistato Fiorella Mannoia in merito alla tematica della violenza contro le donne.

Violenza sulle donne, parla Fiorella Mannoia: “Molti uomini in piazza, il segnale che aspettavamo”

D. Oggi presenti tanti uomini alla manifestazione, quanto è importante la loro presenza?

R. Vengo da tantissimi anni a questa manifestazione e questa volta ci sono tantissimi uomini, non ne ho mai visti così tanti. Questo è il segno che siamo tutti dalla stessa parte e che un percorso si deve fare insieme e non uno contro l’altro.

D. Per arrivare a questa consapevolezza ci è voluto il sacrificio di un’altra ragazza, Giulia, oggi è stata invitata anche la sorella Elena. Cosa deve succedere perché non ci sia più bisogno di sacrifici per tenere vivere le coscienze?

R. Tutti speravamo di trovare viva Giulia, ma intimamente sapevamo che non sarebbe stato così. Giulia ha scosso le coscienze dei più giovani, guardi quanti ce ne sono oggi. Ha risvegliato tante menti sopite da troppo tempo. A lei il merito, purtroppo dopo una tragedia, di aver dato il via a questo cambiamento. Sono contenta nel vedere tanti adolescenti e giovani scossi, spero che questo serva a non aver paura dell’emancipazione della donna e che un no debba essere accettato come tale. E soprattutto invito le ragazze a cogliere i segnali pericolosi subito e a scappare il prima possibile.

Quello che le donne non dicono, Fiorella Mannoia ha modificato il testo della canzone

D. Cosa ne pensa delle misure annunciate questa settimana dal Governo con l’introduzione all’educazione all’affettività?

R. Secondo me sono discorsi lasciano il tempo che trovano. Dirò che si è fatto qualcosa quando vedrò in finanziaria del denaro investito per i centri antiviolenza, per le donne che escono dagli abusi e che spesso non hanno un reddito. Il 37% delle donne in Italia non ha un conto intestato, personale, non hanno una indipendenza economica sono destinate a tornare a casa e per loro sarà anche peggio. Bisogna lavorare per dare autonomia a queste donne, cercare di avvantaggiarle nel mondo del lavoro. Se non si mette in finanziaria e finora non lo ha fatto nessuno, questo problema per ora le vedo solo chiacchiere e distintivo.

D. Lei ha cambiato il testo di una canzone Quando che le donne non dicono, come mai?

R. Il testo di quella canzone lo amo e lo rivendico, scritta 36 anni fa da Enrico Ruggeri che aveva come modello intorno a sé la mamma, le zie con le quali è cresciuto. Descrive una donna che ai tempi erano le nostre madri e nonne. La donna descritta nel film di Paola Cortellesi, è di un mondo diverso, sono passate due generazioni da allora. Il finale di quella canzone l’ho modificato all’inizio dicendo: “ti diremo un altro forse” e poi è diventato “un altro forse potrebbe essere anche no“. Poi in virtù di tutto quello che sto accadendo ho aggiunto: “perché una donna che dice no in qualsiasi situazione, vestito, circostanza è comunque un no e punto”.

Scappare dal mostro prima che sia troppo tardi

D. Cosa si sente di dire alle nuove generazioni o a quelle più adulte?

R. Penso che ognuna di noi nella vita si è trovata in situazioni di disagio e di violenza fisica, ma anche psicologica, sia per lunghi che brevi periodi. Quello che posso dire a donne giovani o adulte è scappate, perché ai primi segnali di una gelosia tossica, invadente, di un uomo che ti spia nel telefonino o che ti dice quell’amica non mi piace, o tu da sola lì non ci vai, andate via. Il mondo è pieno di ragazzi, trovatevene uno che vi ami sul serio, perché quello non è amore, è possesso. Noi con Una, nessuna, centomila abbiamo già raccolto più di due milioni di euro al concerto di Campovolo, diversi anni fa. Adesso abbiamo fondato la prima fondazione omonima che nasce da un concerto e dall’arte. Questo è il nostro obiettivo e il 4 – 5 maggio 2024 all’arena di Verona faremo due live per raccogliere fondi e saranno destinati ai centri antiviolenza.