Filippo Turetta, arrestato per l’omicidio di Giulia Cecchettin, verrà estradato in Italia sabato 25 novembre 2023 e giungerà a Venezia, come ha dichiarato il suo avvocato, Giovanni Caruso.
Filippo Turetta, quando arriva in Italia?
Un aereo dell’Aeronautica Militare partirà da Roma alle 8:00, atterrando a Francoforte alle 10:00 per prelevare Filippo Turetta. La partenza dall’aeroporto tedesco è prevista per le 10:45, con destinazione Venezia, dove dovrebbe atterrare intorno alle 12:30.
Turetta, accusato di omicidio volontario e sequestro di persona di Giulia Cecchettin, è detenuto in una cella del “Der Rote Ochse” (oggi JVA Halle I), un carcere ad alto livello di sicurezza situato a Halle, in Germania, precedentemente utilizzato dalla Stasi.
Saranno gli uomini del Servizio di Cooperazione internazionale di Polizia a scortare Turetta durante il viaggio. Una volta in Italia, a Turetta verrà notificato l’ordine di custodia cautelare in carcere e sarà condotto dai carabinieri del reparto operativo-nucleo investigativo di Venezia in una struttura carceraria, in attesa di essere presentato all’autorità giudiziaria italiana. In seguito, sarà interrogato dal giudice Benedetta Vitolo, firmatario del provvedimento.
Quando sarà interrogato?
Turetta non sarà interrogato domani, come conferma l’avvocato Giovanni Caruso. Infatti, sembra che il giudice voglia prima incontrare l’indagato, per poter discutere con lui e comprendere appieno le dinamiche della vicenda. Se questa richiesta venisse accettata prontamente, l’interrogatorio potrebbe tenersi già lunedì 27 novembre.
Caruso ha specificato di non aver ricevuto alcuna notifica riguardo alla posizione del suo assistito, né informazioni ufficiali riguardo al luogo in cui verrà detenuto.
Dove è detenuto Turetta?
Attualmente, Turetta è detenuto nel carcere di Halle, in Sassonia-Anhalt, ed è descritto come calmo e non problematico. Durante l’interrogatorio, una volta in Italia e davanti al giudice, dovrà ricostruire gli eventi relativi all’omicidio e ai dettagli della sua fuga, che lo hanno portato a vagare in auto tra Veneto, Friuli, Austria e Germania. La Fiat Grande Punto nera, ora sotto sequestro, è un elemento di notevole importanza per gli investigatori, che stanno pian piano ricostruendo i dettagli di questa tragedia che ha colpito l’intero paese.
Si presume che Turetta abbia dormito nell’auto e non in strutture ricettive durante i sette giorni di fuga. Al momento dell’arresto, non ha opposto resistenza: è uscito dall’auto e ha immediatamente confessato il delitto. Successivamente, ha raccontato agli investigatori il suo tentativo di suicidio: “Ho considerato più volte l’idea di mettere fine alla mia vita durante la fuga”, si legge in una sua dichiarazione verbalizzata dalle autorità tedesche. Queste dichiarazioni, tuttavia, non sono ammissibili come prove nel contesto delle indagini italiane. Possono essere utilizzate come spunti investigativi ma non costituiscono una prova della colpevolezza di Turetta, essendo dichiarazioni spontanee rilasciate senza la presenza di un avvocato.
Nonostante questo, le prove contro di lui sono rilevanti. Si ipotizza che la difesa possa basarsi sulla presunta infermità mentale di Turetta.