Gino Cecchettin, il padre di Giulia, assassinata la sera dell’11 novembre a Vigonovo, in provincia di Venezia, ha incontrato gli studenti dell’Università di Padova. A loro, ai giovani ha voluto affidare il compito di migliorare quella società che ha posto le condizioni per la morte di sua figlia.

Gino Cecchettin, padre di Giulia, all’Università di Padova: “Impegno quotidiano per migliorare ciò che non va”

Ci si potevano aspettare parole di dolore o, magari, di rabbia e frustrazione. Invece, l’intervento di Gino Cecchettin, padre di Giulia, di fronte agli studenti dell’Università di Padova, è stato all’insegna di un’imprevista speranza rivolta al futuro.

Quel futuro rappresentato proprio dai ragazzi di fronte a lui, cui Cecchettin affida il compito di raddrizzare quei torti e quelle mancanze della nostra società che hanno, se non favorito, almeno creato un terreno fertile per la violenza che gli ha strappato sua figlia, la notte dell’11 novembre.

L’occasione è stata l’inaugurazione di due panchine rosse in memoria di sua figlia, che studiava Ingegneria Biomedica proprio in quell’ateneo. Un gesto simbolico importante ma che non è sufficiente. Per cambiare davvero le cose, dice Cecchettin, serve un impegno quotidiano da parte di tutti.

Da questo tragico evento deve nascere qualcosa, vanno bene i messaggi che state dando, vanno bene i minuti di silenzio o di rumore che poi finiranno. Io voglio che tutti i giorni ognuno di noi si fermi e si guardi nella propria vita e provi a fare anche solo un pensiero per pensare a come migliorarla”.

Cecchettin e la violenza sulle donne: “Capire cosa è mancato a tutti i livelli e cambiarlo”

Mentre è atteso per domani, 25 novembre, il ritorno in Italia di Filippo Turetta, ex fidanzato della giovane accusato del suo omicidio, ed emergono i particolari di una relazione che la ragazza viveva come opprimente e ricattatoria, Gino Cecchettin non può non affrontare il tema più ampio della violenza contro le donne.

Ancora una volta, il padre della ragazza invita coloro che ha di fronte ad analizzare se stessi, i propri comportamenti e quelli della società che li circonda, per capire quali sono le cose da cambiare perché simili episodi non si ripetano.

“Analizzate la vostra vita e fatevi un esame di coscienza su quello che si può migliorare. Voi siete il futuro e ognuno di voi sta cercando di capire cosa è mancato a tutti i livelli: docenti, studenti, genitori. Io stesso mi faccio domande, magari cercando di capire cosa si può fare, magari un protocollo per sradicare la violenza, in particolare sulle donne. Giulia non me la restituirà nessuno, ma farò in modo che nasca qualcosa di positivo“.

Un messaggio rivolto al futuro, dunque. Ancora più forte, se pronunciato in un momento di dolore assoluto come può essere quello di un padre di fronte alla morte violenta di sua figlia.