La serata inaugurale del Festival da lui organizzata ad Agrigento resta deserta: le immagini girano sui social, accompagnate da critiche e sfottò, e lui il giorno dopo si suicida. L’imprenditore Alberto Re è morto dopo 24 ore di agonia: la famiglia, in una lettera aperta, denuncia la ferocia degli utenti, che l’hanno travolto e “consumato il vero danno”.

Alberto Re si suicida ad Agrigento, la famiglia denuncia la gogna sui social

L’imprenditore 78enne era uno degli organizzatori della quarantatreesima edizione del “Paladino d’Oro – Sport film festival, finanziato dalla Regione e dal Comune di Agrigento (che sarà Capitale della cultura 2025) con 35mila euro. Alla serata inaugurale dell’evento, al teatro Pirandello della città, però non si presenta nessuno. Le immagini della sala vuota iniziano a fare il giro dei social, scatenando sfottò e pesanti critiche. Le polemiche finiscono anche sui giornali.

Il giorno dopo Alberto Re si si toglie la vita, sparandosi un colpo di pistola in testa, lasciando nello sgomento l’intera città ma soprattutto la sua famiglia, che decide di denunciare quanto accaduto tramite una lettera aperta.

Alberto Re era un uomo prima che un padre, un marito e un nonno, un fratello e uno zio, un suocero, amante della vita, delle belle parole. Non amava infingimenti, ha fatto del garbo il suo stile di vita. Noi ci teniamo, perché siamo la sua famiglia, a raccontarlo per quell’uomo che mai si è sottratto alla onestà intellettuale e che sempre ha sorriso alle storture che possono capitare. Fino a qualche giorno fa. Poi l’onta che sale e che scalfisce, che non arretra e che violenta verbalmente una persona, ha consumato il vero danno

si legge nella missiva.

I familiari di Alberto Re: “Sui social sentenze di condanna senza capo d’imputazione”

La lettera dei familiari di Alberto Re sottolineano quanto l’imprenditore amasse la pace, ed è stato invece travolto da “una tempesta“:

Lui, che era un moderatore, che amava la pace, donandola, ha combattuto con gentilezza quell’ingrato giudizio sommario, senza alcun fondamento, che lo ha reso fragile. Alberto amava scherzare, conosceva la delicatezza della sua amata Agrigento, voleva contribuire ad elevarne il dibattito culturale, non gli è stato concesso, sui social viaggiano sentenze di condanna senza nemmeno il capo di imputazione.

La famiglia poi invita tutti “a riflettere” per evitare che situazioni del genere possano ripetersi:

Si apra una riflessione su quello che è accaduto, lo si deve ad Alberto, perché mai più ci si possa trovare di fronte alla tempesta senza vestiti. Perché mai più ci si scaraventi contro un uomo con tale veemenza. Ringraziamo tutta Agrigento per l’affetto enorme che sta dimostrando nei confronti della nostra famiglia, quanti si stanno unendo al dolore perché conoscevano l’uomo e il suo spessore.

Il prefetto di Agrigento: “Una campagna denigratoria senza limiti”

Alberto Re era molto conosciuto in città. Sulla vicenda la Procura avrebbe aperto un’inchiesta.

Anche il profetto di Agrigento Filippo Romano è intervenuto sulla tragedia.

Una campagna denigratoria nella quale la legittima critica politica e giornalistica ha travalicato i limiti dell’umanità. E tutti noi, che abbiamo diverse responsabilità amministrative, dobbiamo scongiurare il ripetersi di simili nequizie

ha dichiarato.