Il binomio tra blockchain e giochi si va sempre più consolidando. A testimoniarlo è il lancio di tutta una serie di progetti tesi a sfruttare le opportunità che un legame tra i due ambiti può creare.

Tra le soluzioni che sono emerse in questo particolare settore nel corso degli ultimi anni, un posto di assoluto rilievo spetta a Bora, progetto lanciato in Corea del Sud da un team di esperti in soluzioni blockchain e dedicate al gaming. Andiamo quindi ad osservarla da vicino, per cercare di comprenderne le effettive potenzialità.

Bora: di cosa si tratta

Bora è un ecosistema decentralizzato dedicato ai giochi e all’intrattenimento. Il suo obiettivo è di dare vita ad una piattaforma in cui le applicazioni del settore GameFi possano trovare un ambiente più favorevole al proprio sviluppo.

La sua Bora Chain, in effetti, riesce a proporre una soluzione che consente di evitare le elevate commissioni sul gas che caratterizzano la Ethereum Virtual Machine, spingendo molte aziende a preferirla a ETH.

La blockchain messa in campo da Bora è strutturata su tre livelli, che consentono al token nativo BORA di essere scambiato sulla catena di Klaytn, una rete pubblica che si rivolge proprio alle soluzioni di gaming e metaverso. Grazie alla struttura modulare può dal suo canto essere utilizzata come layer in cui lanciare le applicazione decentralizzate (dApps), anche grazie alla fornitura di strumenti in grado di aiutare gli sviluppatori nella loro creazione.

Il suo ecosistema prevede inoltre la presenza di Bora Points, una vera e propria valuta interna, che funge da risorsa per lo sviluppo e da incentivo per la partecipazione degli utenti. i Bora Points possono essere oggetto di successiva conversione in BORA, una volta accumulati.

Per quanto concerne la tokenomics, è prevista un’offerta massima pari a 1,325 miliardi di esemplari. I token nativi BORA possono essere utilizzati per le ricompense a favore di fornisce contenuti o gestisce eventi.

Chi c’è dietro Bora?

A lanciare Bora è stato un team coreano guidato dall’amministratore delegato Gyehan Song, uno sviluppatore di giochi che vanta un’esperienza di lungo corso nel settore e un precedente impiego all’interno di Samsung Electronics. Mentre Key Yune, a sua volta CSO dell’azienda, è noto per aver creato una serie di giochi estremamente popolari in patria.

A loro si aggiungono poi Kyoungwook Cheon, vicepresidente dell’ingegneria del progetto, fondatore del portale di giochi Free Chal all’inizio del millennio, e Igoo Lee, CTO e responsabile delle operazioni infrastrutturali, che ha contribuito al varo dell’infrastruttura per giochi come FIFA OnlineCrossfire.

L’azienda ha già provveduto a stringere collaborazioni con un gran numero di società operanti nella blockchain e nel gaming. Tra di esse spiccano Supertree, ENP Games, UNIT5, Emong, Neon Games, RS Edu, Infoseed e Hurray Positive.

Come funziona

A rendere interessante Bora è in particolare la sua interfaccia di programmazione per le applicazioni (API), che mixandosi a quella web rende facile la navigazione e, soprattutto, permette una piena interoperabilità all’interno del proprio ecosistema.

La blockchain si snoda su vari componenti, ovvero:

  • Il core layer, il livello inferiore delegato al supporto dell’infrastruttura, della rete di dati dell’ecosistema e del regolamento dei punti Bora;
  • Il livello intermedio è quello dei servizi, in cui sono ospitati API e strumenti di sviluppo software in grado di integrarsi con le applicazioni costruite per Bora. Tra di loro occorre ricordare il kit di sviluppo BORA ATOLL, che rende più semplice la progettazione e la gestione delle app all’interno dell’ecosistema,
  • il livello superiore vede invece la presenza delle applicazioni, con cui vanno ad interagire gli utenti finali, dei contenuti e della piattaforma che gestisce gli asset presenti all’interno di Bora.

Proprio la struttura multistrato della blockchain si rivela una soluzione ideale per gli sviluppatori che non sono intenzionati a lavorare su altre reti, in quanto possono testare e sviluppare progetti al suo interno, prima di migrare su altre catene. Ad agevolarli è in particolare un troughput pari a 2200 transazioni per secondo, che si rivela più performante anche rispetto a sistemi a basso costo come la BNB Chain.

Il meccanismo di consenso, a sua volta, è stato sostituito con l’aggiornamento a Bora 2.0, che ha visto l’adozione di PBFT (Practical Byzantine Fault Tolerance), una versione ottimizzata di Istanbul BFT, al posto dell’originario Proof-of-Authority.