Uguaglianza di genere in Italia, il divario tra sessi resta ancora troppo elevato, il nostro paese è agli ultimi posti nelle valutazioni di parità tra sessi, soprattutto nelle opportunità di occupazione, condizioni di lavoro e stipendi. Ecco quali sono i fattori che più incidono sul progresso verso la garanzia dei pieni diritti e cosa si sta facendo per migliorare la situazione.
Uguaglianza di genere in Italia
Nell’uguaglianza di genere, l’Europa sta facendo progressi nel garantire a pieno i diritti delle donne in tutti i settori. In Italia però la situazione, nonostante le leggi già approvate, va a rilento. Specialmente per quanto riguarda il settore lavorativo. In base ad una statistica pubblicata dall’Istituto Europeo per la parità di genere, il paese è agli ultimi posti sia per l’occupazione femminile che per i successivi scatti di carriera e divario degli stipendi.
I fattori che più hanno inciso sulla valutazione GEI sono soprattutto quelli sociali individuati in livello di benessere economico, di potere, di condizioni lavorative e di salute. Problemi che sono connessi direttamente anche con gli abusi domestici e con i femminicidi. Proprio perchè una delle armi principali usate dai partner contro le donne è quella di esercitare un controllo attraverso la violenza economica, e al mancate opportunità di indipendenza. Che porta le vittime spesso a restare in silenzio e non denunciare per paura di restare senza risorse economiche.
Le donne in Italia rappresentano la maggioranza sia per quanto riguarda i lavoratori part-time, che quelli con contratti precari e una grande rappresentanza dei cosiddetti “lavoratori poveri“. Cioè coloro che pur avendo un regolare contratto di lavoro non riescono a soddisfare i bisogni primari con lo stipendio percepito e quindi restano sulla soglia della povertà.
Classifica europea delle pari opportunità
Per quanto riguarda le pari opportunità non solo sul lavoro, ma anche a livello sociale, l’Europa ha guadagnato posizioni importanti. Ora un terzo dei paesi è tra le prime posizioni e ha superato gli Stati Uniti. Grazie anche ai vari provvedimenti presi dalla Commissione per garantire più norme legislative sulla parità di trattamento salariale, per il diritto alla maternità anche per le donne lavoratrici, e azioni di promozione della condizione femminile.
Tuttavia, persistono serie differenze ancora, in molti settori, e sono state individuate in grande percentuale, in particolare in alcune nazioni. La classifica vede l’Italia negli ultimi posti in Europa, sebbene con qualche miglioramento rispetto al 2020. Mentre ai vertici della classifica ci sono: Islanda, Norvegia, Finlandia e Svezia.
Resta alto il divario su lavoro e stipendi
Uno dei principali problemi in Italia per raggiungere l’uguaglianza di genere è il divario nei trattamenti salariali e delle condizioni di lavoro che c’è tra uomini e donne. A parità di competenze infatti, le donne risultano meno favorite nella carriera, specialmente quelle che hanno figli. Il tasso di occupazione raggiunge il 10,7% di differenza, e questo è un dato che emerge anche nel resto d’Europa, con il 63% delle donne lavoratrici contro l’80% degli uomini.
E per quanto riguarda il divario retributivo, resta un gap da colmare del 5%. Questo perchè in base alle statistiche, nel genere femminile resta alta la percentuale dei contratti part time. Le donne lavorano meno per bilanciare attività familiari e occupazionali. Di conseguenza viene favorita anche l’interruzione di carriera o l’impossibilità di accettare una promozione a ruolo di responsabilità. Proprio a causa del maggiore impegno di tempo che verrebbe richiesto.
Disparità di genere e disabilità
In occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, arriva anche l’appello delle associazioni donne disabili. Viene chiesto all’Unione Europea un maggiore impegno nella tutela dei diritti di questa categoria che rappresenta il 25,9% della popolazione femminile. Il tasso di abusi e discriminazioni risulta essere doppio per queste persone, rispetto a chi può invece esercitare il pieno diritto delle facoltà di cittadino.
Restano infatti moltissime questioni ancora aperte da risolvere in merito. Una su tutte è la tutela contro la perdita della capacità giuridica e la mancanza di una chiara legge unificata contro la contraccezione e sterilizzazione forzata e l’aborto in caso di gravidanza.