“Sono entrato in contatto con il doping nel 1995-1996, prima del Tour de Franceha dichiarato l’ex ciclista Jan Ullrich durante la presentazione del documentario “Der Gejagte”

Le dichiarazioni di Jan Ullrich rilasciate in occasione della presentazione del documentario “Der Gejagte” incentrato sulla sua vita

Pochi giorni fa scrivevamo di quanto fosse brava l’America a raccontare nell’ultimo periodo, tramite la narrazione seriale, le storie più avvincenti dello sport a Stelle a Strisce. Sia in forma di docuserie sia di fiction seriale vera e propria, da The Last Dance fino a Winning Time, le grandi storie del basket – per rimanere solo in questo ambito – sono una fonte importante per le nuove produzioni dei colossi dello streaming mondiali. Che anche l’Europa stia prendendo, anzi, ampliando questo tendenza? E’ possibili, visto che di storie stranger than a fiction nello sport anche il Vecchio Continente ha qualcosa da raccontare. Lo hanno intuito ai vertici di Amazon Prime Germania, i quali hanno dato il via libera al documentario – diviso in quattro parti – “Der Gejagte”, pronto a fare il suo esordio nella piattaforma il 28 novembre. Al centro di quest’opera, la vita, l’ascesa e la caduta del ciclista Jan Ullrich. Un nome mitico del ciclismo, primo tedesco nella storia a vincere il Tour de France 1997 nonchè grande rivale – solo sulla strada – di nomi altrettanto noti quali Marco Pantani e Lance Armstrong. Ma il nome di Ullrich non è legato solo ai tanti successi (tutti i podi conquistati nei Tour, i trionfi nella Vuelta o alle Olimpiadi di Sydney 2000): la sua storia è fatta anche di cadute e le tante battaglie contro i demoni interiori. La sua storia ciclistica finisce come peggio non si potrebbe. Nel 2006, a seguito dell’Operazione Puerto della Guardia Civìl spagnola, viene escluso dal Tour per sospetto doping. L’anno dopo si ritira e nel 2012, causa i risultati della sopracitata operazione, viene squalificato. Adesso, nell’incontro con la stampa avvenuto a Monaco di Baviera per la presentazione di “Der Gejagte”, il diretto interessato ha rilasciato delle dichiarazioni che hanno ancora una volta riportato il suo nome sulla bocca di tutti.

Jan Ullrich: le dichirazioni sul doping, l’alcool e le droghe

Alla soglia dei cinquant’anni, l’ex ciclista del team Telekom, 49 anni, ha ammesso l’uso del doping e i suoi trascorsi con il dottor Eufemiano Fuentes. Il suo racconto sull’argomento inizia nel 1995/1996, prima del Tour de France:

“All’epoca mi fu spiegato in modo plausibile. Non avevo paura. Era ovvio per me. (…) Mi è stato reso così appetibile e indispensabile che ho deciso di farlo. La mia carriera sarebbe finita se non l’avessi fatto, non mi sentivo un criminale.”

Jan Ullrich ammette quindi che la scelta è stata presa per vincere, anzi, per continuare a farlo anche con il suo nuovo team. E qui entra in scena un nuovo personaggio. Riguardo al rapporto con il dottor Fuentes, Ullrich ha ricordato l’esempio con il semaforo:

“Fuentes mi chiese: con quale semaforo vuoi passare? Verde, giallo o rosso?”

La risposta, come possiamo immaginare, è per il verde. Ma nonostante la confessione riguardante l’uso del doping, Ullrich ha ammesso di sentire ancora suo e di aver meritato la vittoria nel Tour del 1997. Sempre nella conferenza stampa di presentazione del documentario, l’ex ciclista ha raccontato anche i dettagli di altri problematiche serie con cui ha dovuto fare i conti e che fortunatamente si è lasciato alle spalle. Riguardo la dipendenza dall’alcool e l’uso della cocaina (da cui si è disintossicato, non senza fare prima i conti con la depressione), il tedesco ha ammesso:

“Ciò fa di te un mostro in poco tempo”.

Jan Ullrich: un ultimo pensiero a Marco Pantani

Tra i tanti nomi del ciclismo con cui il tedesco ha scritto pagine importanti, non può non esserci Marco Pantani, soprattutto ripensando a quello scontro ormai leggenda contro il Pirata nel Tour de France 1998. Durante le riprese di “Der Gejagte” Ullrich si è recato a Cesenatico dove ha incontrato la madre di Marco, Tonina, dichiarando di sentire un forte legame con la famiglia del ciclista italiano prematuramente scomparso.