Gerry Scotti, uno dei conduttori televisivi più apprezzati dal pubblico, ha un lato meno noto: nel 1987 è stato eletto deputato con il Partito Socialista Italiano di Bettino Craxi.
Gerry Scotti e la pensione da parlamentare
Le sue precedenti attività politiche continuano a avere ripercussioni fino ad oggi, come ha spiegato lo stesso Gerry Scotti alla trasmissione radiofonica ‘Un giorno da pecora’: ‘”Da diversi anni sto cercando di rinunciare alla mia pensione da parlamentare, che ammonta a 1.016 euro al mese. Ho seguito il consiglio di chi mi ha suggerito di prendere quei soldi e devolverli in beneficenza”.
Nessuno dei precedenti capi del governo è riuscito a risolvere questa questione. “Restano quei famosi mille euro di pensione a cui desidero rinunciare. Ho chiesto a Silvio Berlusconi, Matteo Renzi e forse anche a Giuseppe Conte. E ora, forse, mi rivolgerò anche a Giorgia Meloni”, ha detto il conduttore, aggiungendo: “Mi consigliano di devolverli in beneficenza, ma preferirei non essere obbligato a incassarli. Da quando ho iniziato a parlare di questo problema, immagini quanti altri ex parlamentari mi hanno contattato per unirsi a questa idea? Zero”.
Gerry Scotti fu eletto deputato nel 1987 con il Partito Socialista Italiano, guidato allora da Bettino Craxi. Ha ricoperto l’incarico per cinque anni, ma non guarda a quell’esperienza con particolare favore: “Quell’esperienza politica l’ho vissuta negativamente. Se nella mia carriera sento di aver ricevuto molto perché ho dato molto, nella mia esperienza politica ho ricevuto poco perché ho contribuito poco”.
Le richieste di rinuncia
La pensione da parlamentare di Gerry Scotti si attesta intorno ai mille euro mensili, una somma alla quale lui sarebbe più che disposto a rinunciare. La sua prima richiesta di rinuncia risale al 2014, ma gli venne comunicato che non poteva interrompere quei pagamenti. Così decise di destinare quei fondi in beneficenza “a favore delle famiglie dei morti sul lavoro”.
Scotti ha dichiarato: “Vorrei che fosse creato un meccanismo per tutte le persone coinvolte in incarichi pubblici per lo Stato, per la Repubblica, che desiderino rinunciare al loro compenso, attraverso una semplice firma”.