I risaputi problemi di scalabilità e decentralizzazione di Bitcoin ormai da anni spingono gli sviluppatori a lavorare su soluzioni in grado di dare risposte in tal senso. Tra quelle che sono riuscite a farsi notare c’è anche Kadena, una blockchain che contrariamente ad altre non ha voluto rinunciare al meccanismo di consenso Proof-of-Work, in particolare per le dosi di sicurezza che è in grado di assicurare.
Al tempo stesso è riuscita ad ottenere quella velocità che ha sempre fatto difetto all’icona crypto di Satoshi Nakamoto, grazie all’interconnessione tra varie reti. Andiamo quindi ad esaminare più da vicino il progetto, per comprenderne le effettive potenzialità.
Kadena: di cosa si tratta?
Kadena è una soluzione su blockchain ispirata in maniera molto visibile a quella di Bitcoin di cui, in particolare, non si intende rinunciare all’algoritmo Proof-of-Work. Per ovviare alla lentezza ad esso associata, la rete ha adottato il principio del braiding, ovvero l’intreccio di varie blockchain tra di loro.
Quelle previste nell’ambito di Kadena sono venti e, almeno stando a quanto dichiarato dall’azienda, ne consegue la possibilità di poter supportare 480mila transazioni al secondo. Per capire meglio, occorre a questo punto ricordare che il dato di BTC è pari a sole 13.
In questo sistema, ogni blocco provvede a collegarsi al precedente della sua blockchain e quello precedente di un numero definito di altre catene. In questo modo è possibile andare coprire tutta la catena dando vita ad un sistema in grado di velocizzare le operazioni in maniera analoga allo sharding.
Il linguaggio di programmazione utilizzato è Pact, un software sviluppato espressamente per Kadena che si prefigge di rendere ancora più sicura la blockchain.
Per quanto riguarda la tokenomics, l’offerta massima prevista si attesta ad un miliardo di esemplari, indicati come KDA, che dovrebbero essere minati in un centinaio di anni. In pratica i tempi non sono sicuri in quanto l’azienda si riserva la possibilità di intervenire sul mining a seconda della convenienza del momento. Proprio questa indefinitezza è oggetto di forti dubbi che investono l’effettiva decentralizzazione di Kadena.
Pro e contro di Kadena
Kadena presenta pro e contro da valutare, da parte di chi è interessato a investire su KDA. Tra i primi occorre ricordare la grande velocità di esecuzione delle transazioni e un team di sviluppatori estremamente agguerrito. A fondare il progetto sono stati Stuart Popejoy e Will Martino, che hanno lavorato a lungo nella sezione blockchain di JP Morgan.
Per quanto riguarda i contro, sono invece da mettere in conto una decentralizzazione che è rimasta in pratica sulla carta e le incognite che pesano sull’effettiva validità del braiding. Come lo sharding è un meccanismo recente che deve in effetti confermare sul campo le sue potenzialità.
Le prospettive per il futuro
Il futuro di Kadena dipende da alcune variabili, a partire da una concorrenza estremamente agguerrita. Ormai sono moltissime le soluzioni che si propongono di bypassare le difficoltà di BTC. Alcune di esse sono molto più note al grande pubblico, a partire da Ethereum, Solana e Cardano, solo per ricordare le più note. La competizione si prospetta quindi molto serrata e presuppone la capacità di mettere in campo novità tecnologiche in grado di segnare una differenza sostanziale con il resto del lotto.
Proprio le competenze presenti all’interno di Kadena, però, potrebbero riuscire a fare la differenza e permetterle di superare il gap in termini di popolarità al momento esistente verso le criptovalute più note.
Molto, naturalmente dipenderà anche dal ristabilimento della situazione sul mercato. Una definitiva schiarita potrebbe convincere molti investitori a tornare in campo, apportando le risorse in grado di favorire la crescita di molti progetti. Kadena è ottimamente posizionata per poter intercettare un trend di questo genere.