Quanto durò il match tra Borg e McEnroe e chi vinse? Il 5 luglio 1980, a Wimbledon, si tenne un evento epocale che chi c’era o lo ha visto non può dimenticare. Nella patria del tennis, due campioni con caratteri e stili opposti si sfidarono in cinque set di gioco perfetto, incluso il “tie-break del secolo” nel quarto set. Si è detto che i giocatori di tennis scrivano poesie sulla sabbia. Quell’incontro fu, senza dubbio, un poema epico.
Quanto durò il match tra Borg e McEnroe?
Il match tra Borg e McEnroe durò 3 ore e 53 minuti.
La finale maschile di Wimbledon del 1980 rappresentò un capitolo indelebile nella storia del tennis. Sul campo si fronteggiavano due personalità differenti: da un lato, John McEnroe, un giovane newyorchese dai riccioli ribelli e dal temperamento infuocato; dall’altro, Bjorn Borg, il svedese dal passato di campione per quattro volte, con lunghi capelli biondi.
Il destro contro il mancino, la difesa contro l’attacco, il freddo controllo svedese contro la fiamma ardente americana, la precisione contro la geniale eccentricità, la formalità contro la spregiudicata spontaneità. In breve, una rivalità epica e senza tempo. I due grandi del tennis non si erano affrontati frequentemente, solo 14 volte in quattro stagioni, mantenendo un equilibrio quasi perfetto: sette vittorie a testa.
Chi vinse tra Borg e McEnroe? La cronaca del match
Alle 14:00 ora locale, con la precisione inglese che ricorda Phileas Fogg, ha inizio lo spettacolo. John Patrick McEnroe domina il gioco e l’avversario, vincendo 6-1 il primo set. Tuttavia, la realtà è diversa da ciò che sembra.
Bjorn Borg si riprende e vince il secondo e il terzo set con un punteggio di 7-5 e 6-3, pur se Mac sembra giocare meglio.
Alle 16:53, dopo due ore e mezza di battaglia, l’incontro si inscrive nella storia. Sul punteggio di 5-4 in favore di Borg nel quarto set, lo svedese ha due match point per ottenere il quinto titolo consecutivo a Wimbledon. Il pubblico nel Central Court è pronto a celebrare Borg, il re di Londra. Tuttavia, John McEnroe, un irlandese americano testardo, rifiuta semplicemente di arrendersi. Con due colpi vincenti, uno di rovescio e l’altro di dritto al volo, McEnroe annulla i match point di Borg e conquista il servizio dell’avversario con una risposta vincente di rovescio su un servizio centrale. “Forza!” L’urlo di John risuona nel Central Court.
Entrambi mantengono agevolmente i loro turni di servizio e si giunge al tie-break. Ventitré minuti, trentaquattro punti disputati di seguito, cinque match point per Borg e sette set point per McEnroe. I due avversari, a turno, lottano sul filo del rasoio, mentre il pubblico, incredulo, li sostiene in piedi, applaudendo colpi da leggenda.
In tribuna, osservano i sostenitori dei rispettivi campioni: il padre di John, i due fratelli e la fidanzata di allora di John, Stacy Margolin, seduti nella fila superiore rispetto a Mariana Simionescu, futura moglie di Borg, e a Lennart Bergelin, l’onnipresente allenatore dello svedese. Le riprese televisive penetrano senza pietà nei loro stati d’animo, e se Mariana, con l’ausilio di diverse sigarette, e Lennart mantengono una certa compostezza, non si può dire lo stesso per chi è seduto dietro di loro. Il padre di McEnroe sembra vicino al collasso più volte, Stacy si stringe il petto come chi ha difficoltà a respirare, mentre i fratelli sembrano sorridere, ma in realtà è un sorriso nervoso.
Nella serie di giocate vincenti, c’è un momento in cui il destino sembra schierarsi. Con un punteggio di 11-10 per Borg e il sesto match point nel set, lo svedese serve da sinistra e McEnroe risponde con un dritto morbido e tagliato. Tuttavia, il suo successivo rovescio è ancora più morbido e sbatte mezzo dito sotto il nastro. Per volontà divina o miracolo della fisica, la pallina bianca si arrampica sul nastro e atterra in campo di Borg, diventando inarrivabile.
Il sospiro nel Central Court è simile a quello di McEnroe che si scuote di dosso la paura, vincendo il parziale per 18-16. All’inizio del quinto set, McEnroe è gonfio di fiducia, mentre Borg sembra affondare sempre più nella disperazione. Tuttavia, è in questo momento che lo svedese dimostra il suo status di numero uno.
Durante il breve intervallo per il cambio campo, Borg riesce a liberare la mente dalle occasioni mancate e torna sul campo più forte che mai. Pur soffrendo nel game iniziale, Borg non concede a McEnroe che un punto sui suoi turni di servizio. John, invece, si salva da un 0-40 sia nel secondo che nell’ottavo game, contando solo sulla sua grande classe e istinto. A Wimbledon, nel quinto set, si prosegue senza sosta, arrivando al quattordicesimo game, con McEnroe che serve sul punteggio di 7-6 per Borg. Una risposta vincente di dritto e due forti passanti portano Borg sul 15-40. Due match point ancora.
Questa volta, Borg chiude l’incontro con il primo, passando di rovescio incrociato su una volée d’approccio troppo timida di McEnroe. Anche se l’americano si tuffa e tenta in modo estremo, è finita. Il Central Court è in piedi e applaude senza sosta per molti minuti, mentre Borg cade in ginocchio, si rialza immediatamente e corre verso la rete per esultare. È l’ultimo trionfo dello svedese che, di fatto, abbandonerà il tennis un anno dopo, a soli 25 anni, passando il testimone del tennis mondiale al suo amico John.